Paola e Giovanni Cecchini Manara: «Ci ritroviamo nelle nostre case in piccoli gruppi di 5 o 6 coppie accompagnati da un sacerdote per approfondire la ricchezza del sacramento del matrimonio”

Dal raduno di Torino delle Equipe Notre-Dame (15-20 luglio) si aspettano «tanto entusiasmo, e un grande senso di comunione, che poi è il tema dell’incontro. Pensiamo che sarà un momento di Chiesa».

Paola Cortinovis e Giovanni Cecchini Manara, entrambi classe 1965, sposati da trent’anni, 4 figli e una nipotina, sono i responsabili della Segreteria internazionale delle Équipe Notre-Dame. Un movimento conosciuto dopo il matrimonio grazie a un’amica, con il passaparola si potrebbe dire. « Noi in realtà – spiega Paola – stavamo cercando un percorso di coppia, anche perché quando hai dei bambini piccoli vieni molto assorbito e rischi di non valorizzare, di dimenticare un po’ il tuo matrimonio e il tuo cammino di coppia. Il movimento prevede un momento di “pilotaggio”, un anno per verificare se il metodo che propone è quello che stai cercando. Abbiamo provato e la cosa ci ha veramente convinto».

La loro storia richiama le origini del Movimento. «Sì – osserva Giovanni –, all’inizio ci sono state quattro coppie di Parigi che si sono fatte avanti con padre Henri Caffarel (1903-1996) parlando del loro desiderio di avviare un cammino proprio, di dare un senso al loro matrimonio. E hanno avuto una risposta inaspettata e ricchissima. Padre Caffarel, infatti, non ha dato una sua ricetta ma ha detto “voi siete la coppia, voi siete il matrimonio, cerchiamo insieme”. In questo modo è iniziato un percorso, che stiamo proseguendo, in cui il sacramento del matrimonio e quello sacerdotale camminano insieme. Un itinerario spirituale per cercare la santità nella vita di tutti i giorni, dando forza e rafforzando vicendevolmente entrambi i sacramenti».

Bisogna pensare, aggiunge Paola, che a quei tempi «si parlava di vocazione solo in riferimento al sacerdozio o alla vita sacramentale mentre in tanti suoi scritti padre Caffarel ne parla anche in relazione al matrimonio. È incredibile come egli sottolinei la forte relazione tra Gesù, quello che lui ha detto e la vocazione che ci identifica, che è nostra». Stando gli ultimi dati, nel mondo le Équipe sono oltre 14mila. In Italia se ne contano 758, con il coinvolgimento di 3419 coppie cui si aggiungono 191 tra vedovi e vedove, 612 consiglieri spirituali e 43 accompagnatori spirituali.

«L’idea di base – aggiunge Paola – è quella di approfondire la ricchezza del proprio matrimonio e di camminare nella fede utilizzando proprio la grazia sacramentale per valorizzare l’essere coniugi». Le Équipe, continua Giovanni, «sono piccoli gruppi di 4-5-6 coppie accompagnati da un sacerdote che seguono un metodo per approfondire la loro relazione matrimoniale fornendo strumenti per poter camminare e rendere sempre più forte il rapporto tra gli sposi. Tra le varie proposte c’è quella del “dialogo coniugale” in cui ci si può raccontare provando a trovare soluzioni alle difficoltà del rapporto di coppia. Ci siamo impegnati a farlo una volta al mese. Si chiama il “dovere di sedersi”, è un momento che ci fa veramente andare molto avanti». Elementi importanti nella vita del movimento sono le cosiddette “riunioni d’équipe”. «Si tratta di momenti che si svolgono a rotazione nelle nostre case – spiega Giovanni –. Si cena insieme e il momento del pasto serve a far diventare l’équipe un po’ la nostra famiglia, in cui crescere con le altre coppie».

«Molto importante è la preghiera comune – continua Paola –. E poi c’è quella che noi chiamiamo compartecipazione, un momento in cui ci si confronta sui temi della fede: dove sono? Che passi ho fatto? Quali sono le cose che abbiamo bisogno di approfondire? Inoltre ci confrontiamo sul tema di studio, il filo conduttore che di anno in anno ci aiuta ad approfondire la nostra fede. Può riguardare la famiglia, ma può essere anche un brano della Bibbia. Approfondire questi argomenti insieme ci aiuta a creare un rapporto costruttivo».

Quasi sempre, quando si parla di famiglia vengono messi in evidenza solo i suoi aspetti più problematici. Non è così per le Équipe Notre-Dame. «Non siamo gli unici, naturalmente, ma nella Chiesa non sono tanti i movimenti che si occupano di coppie non perché in difficoltà ma in quanto tali – osserva Giovanni –. Questo non significa che ci dimentichiamo degli altri, nel senso che praticamente tutti quelli che fanno parte delle Équipe si impegnano ad accompagnare, accogliere, camminare insieme alle coppie che vivono situazioni difficili».

«Anche noi, nelle nostre équipe – conclude Paola – abbiamo avuto momenti difficili, perché non sempre ci si capisce al 100%. Però proprio da quelle situazioni sono venuti pensieri e riflessioni che ci hanno aiutato a camminare e a consolidare il nostro rapporto, sempre alla luce della fede. Perché non dimentichiamo che questa è la cosa più importante, perché se viene meno la fede cade un po’ tutto il resto».

Fonte: Avvenire