di Maria Cristina Giongo

Diminuiscono anche gli aiuti concessi dagli Stati. In Olanda crescono i casi in cui i genitori decidono di interrompere l’esperienza. Svezia e Norvegia in controtendenza

Non c’è nulla di più generoso ed importante che donare amore, cure ed attenzioni a un figlio che non è nostro, a un bambino che ha subito traumi, maltrattamenti e abusi da chi lo ha messo al mondo. Oppure trascurato da genitori che spesso non sono in grado di badare neanche a sé stessi. Nei Paesi occidentali, molti di questi sfortunati bambini – quando esistono le condizioni per farlo – vengono dati in adozione. Altri, secondo quanto previsto dalla legge, in affidamento a una famiglia che possa offrire loro una vita migliore, un affetto costante, in un ambiente sano, stabile. In questo caso si tratta di un provvedimento temporaneo che implica la consapevolezza che un giorno potrebbero tornare dalla madre e padre biologici, con cui si debbono mantenere rapporti continui per favorire il loro reinserimento futuro.

Più volte abbiamo raccontato la situazione dei minori fuori famiglia in Italia, ma per approfondire questo tema vediamo com’è la situazione in alcuni Paesi europei. In Danimarca sono i Comuni responsabili degli affidamenti, ma con una sola persona a cui spetta il compito di seguire il minore. Rispetto alle altre nazioni è quella in cui si lavora di più a livello di prevenzione, a partire dalla famiglia di origine. Quando il contatto di riferimento non riesce a risolvere problemi troppo onerosi può rivolgersi al Ministero degli affari sociali, di cui fa parte il Consiglio per la tutela dei minori. Nel caso di maltrattamenti, un tema che necessita di essere messo in luce, riguarda l’obbligatorietà di sporgere subito denuncia, mentre il Comune è obbligato ad intervenire nel giro di 6 giorni.

Purtroppo questo non avviene in ogni Paese. Secondo le ultime statistiche su 12.360 bambini danesi senza famiglia o con una famiglia disastrata, quelli in affido sono 6.648. Gli altri sono stati adottati o inseriti in piccole comunità di stampo familiare. Sulle cifre riportate si deve tener conto della densità della popolazione. In Germania ultimamente sono aumentate le regole a protezione dei bambini e debbono occuparsene le istituzioni, anche a livello parlamentare e ministeriale. Pure nel Regno Unito per l’affidamento sono responsabili i Comuni a livello locale che, in prima istanza, fanno il possibile per non allontanare il bambino da casa. In Finlandia se ne occupa l’Ente per la tutela del minore. Dopo che è stata presa la decisione di allontanarlo dai genitori biologici, l’incarico passa alle autorità governative. Dal 2010 c’è stato un aumento di affidi del 3,8%. Lo stesso in Norvegia. In Svezia l’aumento è stato dal 5 al 10 per cento. Anche in Svezia intervengono i Comuni attraverso gli assistenti sociali. Eventualmente valutando ed accogliendo la richiesta della famiglia d’origine di un affido provvisorio presso un parente o un amico.

Soffermiamoci ora sul Belgio (10 milioni di abitanti, 35.000 italiani residenti) e sui Paesi Bassi, dove chi scrive risiede da 42 anni. In Belgio è interessante sottolineare il fatto che non vengono coinvolti soltanto i genitori affidatari ma tutta la loro famiglia, al fine del buon esito dell’accoglimento del bambino: infatti, secondo due studi pubblicati dalla rivista del Rees Centre en Oxford University i figli naturali si lamentano spesso del fatto che gli assistenti sociali parlino solo con i loro genitori, non li considerano, non domandano il loro parere su una scelta tanto importante.

In Belgio invece vengono ascoltati per primi. Non solo, per i figli maggiorenni della coppia si controlla il loro certificato penale per verificare che non abbiano subito denunce e condanne in precedenza. Di ogni membro della famiglia viene esaminata la personalità, lo stile di vita, il contesto sociale. Dopo un percorso di 3, 4 mesi, si decide la loro idoneità e possono continuare, se lo desiderano, ad usufruire di un aiuto concreto da parte del Comune di altri 6 mesi (al massimo) per organizzare e regolare l’arrivo del bambino. Se uno od entrambi i genitori hanno un lavoro fisso, possono ottenere 6 giorni liberi per occuparsi completamente di lui. In aggiunta ci sono vari sussidi per la scuola, le spese mediche, lo sport, con una diaria giornaliera che varia a seconda dell’età del bambino.

Tuttavia, non sempre tutto funziona come dovrebbe; infatti NieuwsBlad, autorevole testata belga, ha rilevato che in Vallonia, la parte del Belgio di lingua francese, nel 2022 per ben 130 neonati fra 0 e 1 anno non sono state trovate famiglie affidatarie. L’associazione VZW (Famille d’accueil), che ha 16 organizzazioni nel campo, ha pubblicato un’inchiesta a riguardo, denunciando che alcuni di questi bimbi vengono tenuti in ospedale per mesi, altri addirittura riportati alle stesse famiglie…da cui erano stati allontanati proprio in quanto non erano in grado di accudirli!

Invece nella regione belga del Vlanderen, dove si parla principalmente olandese, il numero dei bambini in affidamento familiare, sia per alcuni mesi, che per anni, oppure per una vacanza o per il fine settimana è rimasto invariato (circa 10.000, secondo gli ultimi riscontri). Desta preoccupazione la situazione nei Paesi Bassi (circa 17 milioni e mezzo di abitanti) dove cala il numero delle famiglie disponibili ad accogliere figli in affidamento. Secondo gli ultimi dati disponibili, fra quelle che li hanno ottenuti, il 14% decide di interrompere l’esperienza dopo un anno. Nel 2022 sono state 2.228 le famiglie che hanno rinunciato al loro impegno, per vari problemi di adattamento reciproco. Il 53% dei ragazzini aveva vissuto più di un anno con loro, il 37% più di due anni.

Anche qui è il Comune che delega la responsabilità di scegliere le famiglie affidatarie e di farle seguirle a un ente affiliato che si chiama “Jeugdzorg”: “jeugd” significa gioventù, “zorg”, cura. Purtroppo, dopo una considerevole diminuzione dei contributi statali, del 25%, circa 1,5 miliardi di euro, è diventato difficile trovare altro personale qualificato a sostegno degli assistenti sociali, i quali si lamentano di essere sottoposti a turni di lavoro troppo pesanti. Rispetto agli altri Paesi dell’Europa occidentale a cui abbiamo accennato, l’apparato statale è più complesso, pertanto molti bambini finiscono in una lunga lista d’attesa; con il rischio che per loro l’aiuto arrivi troppo tardi! Lo stesso per le famiglie affidatarie in caso di conflitti con il ragazzo, soprattutto quando il minore necessita di interventi veloci.

In Germania i problemi dei minori vengono affrontati attraverso un mediatore familiare iscritto al tribunale, in Norvegia da una commissione per gli Affari sociali. In Olanda, mentre da una parte c’è stato un notevole taglio delle spese, dall’altra è leggermente aumentata la cifra giornaliera che ricevono i genitori affidatari, esente da tasse. Ecco l’aggiornamento al 2024: per un bambino da 0 a 8 anni si tratta di 709 euro al mese (quindi 23,32 al giorno per vitto ed alloggio). Dai 9 agli 11 anni 719 euro, dai 12 ai 15 anni 783, dai 16 ai 17 anni 864 al mese (28,41 euro al giorno). Dai 18 in avanti 873 euro: se il ragazzo lavora deve dare lui un determinato contributo mensile ai genitori che continuano ad ospitarlo. Nella maggior parte delle nazioni l’affido dura sino ai 18 anni; ma se il giovane e la famiglia affidataria lo desiderano, per particolari necessità o studi iniziati, oppure se si tratta di un ragazzo disabile, è possibile prolungare il rapporto.

Significativa l’intervista mandata in onda dall’emittente televisiva RTL Nieuws adAlex van Keulen, produttore televisivo, a sua volta genitore affidatario, ambasciatore rappresentante delle famiglie con bambini in affido, che fa parte del Jeugdzorg. A suo parere la crescente carenza di famiglie disposte a prendere un bambino in affidamento è da attribuirsi ai tempi difficili che stiamo attraversando: “Prima il Covid, poi la guerra in Ucraina, la crisi energetica. Tanti problemi per cui ora ognuno pensa ad occuparsi della sua famiglia”. Per di più, ha aggiunto, “ci sono poche informazioni sul faticoso ruolo di genitore affidatario, sono necessari più incontri, convegni”. Con un maggior impiego di psicologi specialisti nel campo, anche a supporto dei figli naturali a cui, per esempio, il genitore affidatario non deve assolutamente addossare la responsabilità di fungere da esempio (a livello educativo) nei confronti del bambino affidato. Mariëlle Bruning, docente di “Diritto dei giovani” presso l’Università di Leiden, ha più volte ribadito l’importanza di tutelare il bambino anche all’interno della famiglia affidataria, allertando immediatamente le autorità nei casi di sospetti abusi.

Non esistono statistiche sugli abusi nelle famiglie affidatarie. Anche in altri Paesi europei spesso di parla genericamente “di maltrattamenti in famiglia, ma ora si è capito che il problema va specificato meglio. Perché non accada mai più quello che è successo il mese scorso nella cittadina olandese di Vlaardingen (circa 76 mila abitanti ) dove una bambina di 10 anni è stata ricoverata in ospedale, in coma, a causa delle violenze perpetrate dai suoi genitori affidatari, Daisy e John, 37 anni. Tutto è ancora da chiarire, in quanto c’è un’indagine in corso, ma l’episodio ha fatto emergere le tante lacune di un sistema tutto da rivedere. Un dato, quello della precarietà del sistema di tutela dei minori fuori famiglia, che sembra una costante di numerosi Paesi europei.

Fonte: Avvenire