Il cuore sanguina al ricordo della piccola morta a 10 anni “giocando” su TikTok, in casa, sotto gli occhi dei genitori, cui va il nostro abbraccio più affettuoso. Un dramma che ci chiama in causa

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Il cuore sanguina al ricordo della piccola Antonella morta a dieci anni “giocando” su TikTok, all’interno della propria casa, sotto gli occhi dei genitori, cui va il nostro abbraccio più affettuoso. Una tragedia immane. Un dramma che ci chiama in causa, tutti. Guai a noi se dovessimo, oggi, gettare solo sulle spalle dei genitori la pesantissima croce del processo educativo; guai a noi se tentassimo di lavarcene le mani. È toccato a loro, sarebbe potuto capitare a noi. La piccola Antonella è figlia di tutti.

Allora, senza cedere al pessimismo o, peggio, al suo scanzonato contrario, troviamo il coraggio di guardarci negli occhi. Il problema vero, grande quanto un iceberg, è che ai poveri genitori di questo nostro tempo è stata imposta una vera e propria rapina. È stata tolta loro la possibilità di incidere davvero sull’educazione dei propri figli, dimenticando che, come scriveva Wittgestein, «se pure tutte le possibili domande della scienza ricevessero una risposta, i problemi della nostra vita non sarebbero neppure sfiorati». I bambini ci pongono domande vere alle quali occorre dare risposte con le parole e con l’esempio. Occorre smetterla di credere alla favola che il nuovo, solo perché nuovo, sia migliore del vecchio. Un dipinto di Leonardo non ha niente da invidiare a quello di Picasso. I versi di Dante non andranno mai in prescrizione. Occorre, invece, fare ricorso all’antica, nobile, difficile, efficacissima arte del discernimento, per indirizzare i nostri bambini verso il bello, il vero, il bene, ricordando che hanno bisogno di modelli.
Perciò, abbia il coraggio di alzare la mano chi, in casa, magari a tavola, non si è “assentato” per catapultarsi sul telefonino che squilla. Si metta in piedi chi non si è ritrovato a telefonare o a chattare mentre era alla guida della propria auto.

Certamente occorrono leggi che regolino tutto, su questo non ci piove. Ma nessuno s’illuda che moltiplicare le leggi basterà a evitare drammi come quello di Antonella. Il mondo ha bisogno di persone serie, responsabili, capaci: se non di amare, almeno di rispettare il prossimo. Il carcere per il reo non riporterà in vita chi la vita perse per la sua stoltezza.

Leggi tutto l’articolo di Maurizio Patriciello su Avvenire