di Cecilia Galatolo

E’ sempre più diffuso un fenomeno che vede i genitori delegare ad un apparecchio elettronico qualcosa che spetterebbe a loro, ovvero la gestione delle emozioni dei bambini.

Ci riferiamo, in questo caso, al tablet-ipnotizzatore o al cellulare salva-timpani, con cui i grandi – spesso stanchi di sentire urlare o di contenere i capricci – placano con facilità l’ira dei bambini.

Questo tipo di strategia genitoriale è chiamata “regolazione delle emozioni dei media” e si verifica quando i genitori usano i media per aiutare a regolare le emozioni difficili del loro bambino. Sul momento, questa strategia sembra essere molto efficace, ma quanto influisce sul modo in cui i bambini affrontano le emozioni in generale e sulla loro crescita?

Uso sporadico o abitudine cronica?

Inutile dire che ricorrere ad uno strumento elettronico capace di tranquillizzare nell’immediato il proprio figlio è una tentazione ricorrente per ogni genitore: quando un bambino è molto arrabbiato non riesce a mettersi nei panni dell’altro e, tipicamente, si sfoga fisicamente. A volte ci si sente impotenti di fronte alle sfuriate dei propri figli.

Chi di noi non ha mai (ma proprio mai) fatto ricorso al cellulare, magari quando ci si trova in un luogo pubblico o si è impegnati in qualcosa di veramente urgente?

Il problema è quando questo stratagemma da eccezione diventa la regola…

Cosa succede quando un bambino si abitua a regolare le emozioni coi media?

Un articolo pubblicato su Mercatornet, Meltdown e media: i costi dell’uso degli schermi per regolare le emozioni di tuo figlio rivela, analizzando i risultati di una ricerca, quanto i genitori affidino al proprio cellulare il compito di “calmare i figli”.

È emerso che quasi il 20% dei genitori del campione faceva ricorso spesso a questa strategia: praticamente, uno su cinque usava questo metodo con regolarità.

È emerso, però, anche che più si usano i media per regolare le emozioni del figlio, più il bambino sarà incline alla sfida e al capriccio verso l’adulto, proprio perché non gli è stato insegnato a regolare le sue reazioni.

Quando le emozioni vengono sedate – ma non attraversate e gestite – il problema, insomma, è tutt’altro che risolto.

Un altro indicatore dell’uso problematico dei media è che può portare a una vera e propria dipendenza dai media: il bambino stesso inizia a vivere i media come palliativi a degli stati d’animo che non gli piacciono e non impara a cercare altre risorse.

Alcuni consigli per gestire la rabbia dei bambini in modo costruttivo

L’articolo sopracitato offre allora delle strategie alternative, riassunte in quattro punti:

1) Convalida le emozioni di tuo figlio e mostra empatia. È noioso sedersi in un carrello della spesa per un’ora mentre i tuoi genitori vanno a fare shopping! Probabilmente anch’io mi arrabbierei. Quindi, dai un nome all’emozione del bambino, ad esempio, ” immagino che ti senti annoiato o triste seduto lì. Ho capito: va bene sentirsi annoiati! Come posso aiutarti?”. La semplice convalida ed espressione dell’empatia potrebbe essere sufficiente per scoraggiare un crollo totale.

2) Siate preparati. Se convalidare e mostrare empatia non funziona, prepara uno zaino di strumenti che puoi usare per aiutare a distrarre tuo figlio (che non includano i media). Questo potrebbe essere uno zaino speciale composto da giocattoli, adesivi e libri che usi solo quando esci, quindi i giocattoli sono freschi e nuovi ai suoi occhi.

3) Fermati e pensa. Quando il tuo bambino perde la calma è facile perderla anche noi insieme a lui. Fermati. Fai qualche respiro profondo e datti un secondo per pensare: aiuta molto ad affrontare la situazione.

4) Non sentirti in colpa se usi i media in rare occasioni. Non sei il primo o l’unico genitore a usare i media per aiutare un bambino che piange a calmarsi, e non sarai l’ultimo. Quando ti fermi e pensi, chiediti: è un’emergenza (hai disperatamente bisogno che tuo figlio smetta di piangere ora perché sei emotivamente esausto e hai appena iniziato un’altra chiamata Zoom per lavoro?) o hai altre le risorse (emotivamente, tempo, strumenti ecc.) per usare una strategia diversa?

Fonte: Family and Media