La felicità nella relazione di coppia è la sfida a una cultura che ha svuotato sesso e piacere trasformandoli in oggetti egocentrici di consumo
Un punto di domanda e uno esclamativo, affiancati. «Sessualità. Che piacere?!» per dire che può essere insieme (o alternativamente) una ricerca o una rincorsa. Un desiderio di senso all’interno di una relazione (il punto di domanda) oppure semplicemente la spinta a soddisfare una pulsione (il punto esclamativo). La sessualità e la ricerca della felicità: è questo, ridotto ai suoi minimi termini, il senso del convegno della Confederazione italiana dei Centri per la regolazione naturale della fertilità (Cic-Rnf) che si è tenuto a Roma lo scorso fine settimana.
La Cic-Rnf ha 28 anni di vita, 22 Centri confederati in tutta Italia, 800 insegnanti sul campo e 200 ‘sensibilizzatori’ sui metodi naturali. Una presenza notevole, dunque, che si scontra con perplessità, scetticismi, incomprensioni ma che in cambio offre un orizzonte di senso alla sessualità degli uomini e delle donne. «La sessualità rimanda a un piacere che interroga ma anche che chiede risposte che sembrano facili e invece coinvolgono la vita – spiega Giancarla Stevanella, presidente della Confederazione –. Infatti ne va sempre anche della felicità, della riuscita del proprio sogno d’amore, di quello più segreto che ciascuno porta nel cuore». Ecco il perché di quel punto di domanda messo in fondo al titolo dell’incontro: «La sessualità è sempre anche un incontro che chiede di essere indagato nel profondo, che sorprende».
Un messaggio controcorrente rispetto a quello (ingannevole) che propina la società, soprattutto ai più giovani: piacere senza limiti e senza impegni, sesso ostentato, deviato, esplorato, ottenuto e consumato a poco prezzo… e che quindi vale poco. Perché la sessualità, il vero piacere sessuale – ed è questo che diranno gli esperti, sessuologi, medici, psicologi e teologi che interverranno al convegno di Roma – si nutre di verità e di felicità, che senza amore non ci sono.
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