di don Gianni Lavaroni

– Papà, posso farti una domanda?
– Ma certo, cosa vuoi sapere?
– Papà, quanto guadagni all’ora?
– Non sono cose che ti riguardano, perché mi fai questa domanda?
– Così, ci tenevo a saperlo. Per favore, dimmelo. Quanto guadagni in un’ora?
– Beh, se proprio lo devi sapere… guadagno 50 euro all’ora.
Il bambino, con una nota di disappunto, abbassò lo sguardo, ma subito si riprese:
– Papà, posso avere 10 euro in prestito?
A questo punto il padre si arrabbiò davvero.
– Se l’unica ragione per cui mi hai fatto quella domanda era per farti prestare dei soldi per andarti a comperare qualche stupido giocattolo o cose simili, allora sarà meglio che tu fili dritto in camera tua e vada a letto. E sappi che non dovresti essere così egoista. Io mi faccio un mazzo così tutti i giorni e non mi aspetto certo un comportamento così infantile da parte tua.
Il bambino andò in camera sua e chiuse la porta dietro di sé.
Il padre si sedette e, pensando alla domanda del figlio, si arrabbiò ancora di più. Come si permette di fare domande del genere solo per spillarmi dei soldi?
Trascorsa un’ora o poco più, l’uomo si calmò ed incominciò a pensare.
Forse quei 10 euro gli servivano per qualcosa di veramente importante, difatti il bambino molto raramente gli aveva fatto richieste del genere.
Allora il padre si alzò, si avvicinò alla stanza ed aprì la porta.
– Sei ancora sveglio?
– Si Papà, sono sveglio…
– Sai, stavo pensando… sono stato un po’ duro con te poco fa… ho avuto una giornata pesante ed ho scaricato il mio nervosismo su di te… Tieni, questi sono i 10 euro che mi hai chiesto.
Il bambino si alzò di scatto e si mise a sedere sul letto con un gran sorriso stampato in faccia…
– Grazie Papà, grazie.
Poi, mise la mano sotto al cuscino e tirò fuori vari pezzi da uno, cinque, dieci euro.
Vedendo che il bambino aveva già del denaro, il padre cominciò ad arrabbiarsi di nuovo. Il bambino intanto stava contando il denaro che aveva in mano.
Il padre lo interruppe dicendo: – Perché hai voluto quei soldi se ne avevi già tanti?
– Perché non ne avevo abbastanza, ma adesso sì! Papà, adesso ho 50 euro… posso comperare un’ora del tuo tempo? Ti prego, vieni a casa prima, domani sera, mi piacerebbe tanto cenare con te.
Per il padre fu come un pugno nello stomaco. Abbracciò suo figlio e gli chiese scusa.
Il giorno seguente tornò ancora prima di cena, accese il presepe che il piccolo aveva costruito assieme alla mamma, si fece spiegare il significato di ogni singolo particolare, riprese in mano i Vangeli dell’infanzia di Gesù e nei giorni successivi lesse con i familiari interi brani.
Scoprì che il piccolo assieme al nuoto e al calcio frequentava la parrocchia e stava organizzando con i compagni e l’animatore l’annuncio del Natale. Si prese mezza giornata di ferie e, rispolverata la chitarra che amava suonare nella giovinezza, accompagnò i ragazzi quel pomeriggio dell’antivigilia.
Non è chiaro chi dei due ha ricevuto il regalo più grande: il piccolo che ha riscoperto il papà o il papà che ha ritrovato il Natale.