di Chiara Giaccardi

I liberal americani hanno scoperto l’acqua calda. Mi ha colpito il pezzo di Elena Molinari su Avvenire dell’8 gennaio perché dimostra, con dati alla mano e da fonti non sospette (o al massimo sospette di remare contro) una verità di buon senso, antropologica prima che sociologica o morale: insieme si vive meglio che da soli, e il matrimonio è una protezione contro l’impoverimento, la crescita delle disuguaglianze, l’abbandono scolastico e molto altro.

È una questione di concretezza, a fronte delle astrazioni delle quali la nostra cultura è imbevuta e che stanno mostrando, una alla volta, il loro dark side.La prima astrazione, dalla quale tutto discende, è quella dell’individualismo: l’idea che siamo individui, entità compiute e autosussistenti, che difendono la propria identità e i propri confini (la privacy, per la quale non a a caso la nostra lingua non possiede nemmeno una parola) cercando di ridurre dipendenze e interferenze – salvo, poi, legarsi a sistemi tecnici per i quali non siamo che numeri, o entità da monitorare per aumentare l’efficienza del sistema. Tutta la battaglia dei diritti individuali, nata sulla giusta causa della dignità di ogni singolo essere umano, ha presto preso la deriva dell’astrazione: cioè della separazione, dello slegamento. Per essere liberi bisogna potersi slegare: dalle persone, dalle promesse, persino dal proprio corpo. Io sono tanto più libero quanto più mi posso slegare.

L’altro, se non è uno strumento, è un limite alla mia autorealizzazione (uno degli imperativi della modernità che tanta pressione mette sulle spalle di ciascuno, come Bauman aveva giustamente sottolineato). E il limite va rimosso, abbattuto, annientato. Niente deve limitare la libera espansione dell’io assoluto (sciolto dai legami). In fondo tutte le ‘conquiste’ di libertà della modernità sono conquiste di slegamento, dove la posta in gioco è un conflitto di libertà e dove per forza uno vince e l’altro perde: dal divorzio all’aborto al genere come scelta esclusivamente individuale, tutto è all’insegna dello slegamento e del tentativo di abbattere ogni limite che l’alterità in relazione può porci.

Continua a leggere l’articolo su Avvenire