Le coppie committenti straniere non riescono a raggiungere i neonati a causa della restrizione negli spostamenti. Dagli Usa all’India, la domanda è: chi se ne prende cura?

In un hotel di Kiev alcune stanze sono state allestite a reparto nido: 46 neonati, accuditi da personale professionale, aspettano l’abbraccio di chi li ha commissionati. Sono i figli dell’utero in affitto: i contratti con le madri surrogate sono scaduti con il parto e i genitori committenti stranieri non possono andarli a prendere a causa del blocco delle frontiere indotto dalla pandemia.

Il problema, in Ucraina, non riguarda solo coppie francesi, come raccontava l’altroieri il sito francetvinfo.fr: sono figli di coppie inglesi, spagnole, anche italiane, impossibilitate a raggiungere l’Ucraina dalla chiusura delle frontiere.

Il fatto, per quanto incredibile, è documentato da un video pubblicitario messo in rete il 30 aprile dalla clinica Biotexcom, che mostra decine di culle allineate ordinatamente e una torma di baby sitter, puericultrici intente a nutrire e accudire i neonati. “Cari genitori, se ora non potete attraversare il confine e venire in Ucraina per prendere il vostro bambino, non disperate”, dice una rassicurante giovane con la mascherina nella versione italiana del video. “Alcuni Stati sono già andati incontro ai propri cittadini ed hanno avviato il processo”. L’avvocato dell’agenzia fa da consulente alle coppie e cerca di velocizzare le pratiche, suggerendo alle coppie di rivolgersi alle proprie rappresentanze diplomatiche e al proprio ministero degli Esteri, ma nel frattempo “l’amministratore dell’hotel Venezia, dove i nostri piccoli ospiti stanno aspettando i loro genitori, parla della vita quotidiana dei neonati”. Le immagini mostrano come vivono i bambini, chi si prende cura di loro, in una sorta di allucinante vetrina di neonati infagottati. Un video pubblicitario utilizzato evidentemente per tranquillizzare i genitori committenti, ma che paradossalmente fa emergere una volta di più le storture della surrogazione di maternità. Di chi sono questi bambini? Che status hanno? Chi veramente ha la loro tutela?

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