Parla Maria Carla Gatto, presidente del Tribunale per i minori di Milano: genitori ignari del pericolo della rete. I nostri figli sono sempre più a rischio. Raddoppiati i tentativi di suicidio

Morire di Internet. Perché non lo si capisce, perché ci si trova buttati dentro, attraverso uno smartphone, a 10 anni. Perché nessuno, là fuori, guarda o ascolta. Di Tik Tok si è parlato tanto nelle ultime settimane, dopo i casi sospetti legati alle challenge online (così si chiamano le sfide che qualcuno posta attraverso un video con l’obiettivo d’essere emulato) che avrebbero portato al suicidio di almeno due ragazzine a Palermo e Torino. Si punta il dito sul colosso informatico cinese titolare della app, si rimette a tema la mai risolta questione dei limiti d’età nella fruizione di questi servizi, il Garante della Privacy italiano per la prima volta – con coraggio – ha persino ordinato lo stop e la verifica degli utenti da parte della società. Ma si manca l’obiettivo, «che è la corresponsabilità del mondo adulto». A guardarla dal Tribunale dei minori di Milano, la situazione dei figli d’Italia è più che mai drammatica. «E serve prenderne atto adesso – è l’appello della presidente Maria Carla Gatto –, o rischiamo che un’intera generazione sia compromessa».

Che idea si è fatta del fenomeno Tik Tok?
Ci sono due riflessioni da fare su questo punto. La prima, che riguarda nello specifico questa e altre applicazioni analoghe a cui i minori hanno accesso senza alcun controllo o limite, è che manca l’educazione all’utilizzo di questi strumenti. Ci sono rischi in rete, ci sono addirittura profili penali in ciò che vi avviene, e i bambini e gli adolescenti per lo più li ignorano. Questo accade anche per la scarsa educazione digitale dei genitori, che dovrebbero essere formati. L’altra riflessione è più generale, e riguarda la situazione in cui si trovano i minori in Italia.

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