di Lucrezia Scotellaro

In un mondo ‘senza padri’, nel quale la paternità appare sempre più ‘liquida’ e difficile da esercitare, arriva da Papa Francesco la proposta di rivolgersi a un modello di padre di cui, oggi, la nostra società ha veramente bisogno. Come è ben noto per molti, il Papa ha indetto l’8 dicembre del 2020 l’anno speciale di San Giuseppe che si concluderà il prossimo 8 dicembre, perché San Giuseppe ‘non è un santino da tenere in tasca’, ma un esempio costante di amore e dedizione, una vera e propria fonte di ispirazione per tutti genitori.

La figura del padre al giorno d’oggi

L’immagine del padre nella società e nella famiglia è molto cambiata rispetto al passato. Molti studiosi concordano nel pensare che diverse difficoltà della società contemporanea sono dovute al fatto che viviamo in un’era senza padre (con la lettera minuscola e maiuscola), nella quale il padre non rappresenta più un modello di riferimento, e anzi spesso, anche nei cartoni animati dei bambini, viene rappresentato come incapace, goffo, non in grado di gestire le situazioni familiari. Insomma, abbiamo assistito con gli anni ad un progressivo ‘disfacimento paterno’ dove il padre rimane, al massimo, simbolo di una società patriarcale da abbattere (Recalcati). E ci troviamo quindi a fare i conti con una costante e inesorabile ‘svalutazione’ della figura paterna che produce non pochi problemi nelle relazioni familiari, non poche difficoltà per la crescita sana ed equilibrata dei figli.

Gli studi e le ricerche, in questo senso, parlano chiaro. Le statistiche mostrano l’importanza della figura paterna nella vita dei bambini e i danni che può provocare l’assenza del padre: dalla maggiore incidenza dei problemi penali, come dimostra lo studio di Jerrod Brown, fondatore del American Institute for the Advancement of Forensic Studies (AIAFS), da difficoltà varie nell’apprendimento (Does Living in Fatherless Household Compromise Educational Succes ?), giungendo dunque alla conclusione che, in media, i bambini il cui padre è presente e attivamente coinvolto nella loro vita tendono ad avere meno problemi con il rendimento scolastico, il comportamento e l’interazione sociale, rispetto ai bambini il cui padre è assente o non presente in maniera effettiva (Institute for the Research on Poverty).

San Giuseppe si pone come un modello di paternità autentica, e ricorda ad ogni papà alcune cose importantissime: innanzitutto l’importanza della presenza, amorevole, paziente, discreta. Non il padre eroe, non il padre padrone, ma un padre reale, un testimone credibile di amore autentico; il padre di cui si ha realmente bisogno.

La figura di San Giuseppe: una paternità di grande attualità

«Con cuore di padre: così Giuseppe ha amato Gesù, chiamato in tutti e quattro i Vangeli ‘il figlio di Giuseppe’». Inizia così l’esortazione apostolica che in un certo senso attualizza la figura di san Giuseppe. La lettera ci presenta una figura di padre moderno, ma forte di principi e valori senza tempo. La giustizia, l’obbedienza, la perseveranza, l’umiltà, fanno di Giuseppe un padre speciale, ma non un modello irrealizzabile, al contrario; un ‘sognatore con i piedi per terra’, come è stato definito, che alle mamme e ai papà fa comprendere l’importanza del compito educativo che devono assumersi nel momento in cui ricevono lo straordinario dono della genitorialità. Perché quando si parla di San Giuseppe e di paternità, non è possibile farlo prescindendo dalla maternità e viceversa. Anzi, se fosse possibile, sarebbe bello che le bellissime parole della Patris Corde risuonassero nella mente delle mamme, prima ancora che dei papà, che ritornassero nelle riflessioni delle donne e degli uomini del nostro tempo che ogni giorno possono fare riferimento al ‘coraggio creativo’ di Giuseppe che lo ha aiutato a superare le difficoltà della famiglia di Nazareth.

Giuseppe non è un super eroe, egli è padre nella tenerezza, e ci aiuta a comprendere anche l’importanza delle nostre stesse fragilità. “Il Maligno ci fa guardare con giudizio negativo la nostra fragilità, lo Spirito invece la porta alla luce con tenerezza – leggiamo nella lettera -. È la tenerezza la maniera migliore per toccare ciò che è fragile in noi. Il dito puntato e il giudizio che usiamo nei confronti degli altri molto spesso sono segno dell’incapacità di accogliere dentro di noi la nostra stessa debolezza, la nostra stessa fragilità”. Ci insegna a sperare, ad avere fiducia, a mettersi al servizio con gioia. “Essere padri significa introdurre il figlio all’esperienza della vita, alla realtà. Non trattenerlo, non imprigionarlo, non possederlo, ma renderlo capace di scelte, di libertà, di partenze”. Questo ha fatto Giuseppe, più di duemila anni fa, e questo dovremmo fare anche noi genitori, oggi, per il bene dei nostri figli, come del resto gli studi in questo campo mettono ampiamente in evidenza.

Infine, un utilissimo consiglio: “Un padre (deve essere) consapevole di completare la propria azione educativa e di vivere pienamente la paternità solo quando si è reso “inutile”- dice Papa Francesco – quando vede che il figlio diventa autonomo e cammina da solo sui sentieri della vita, quando si pone nella situazione di Giuseppe, il quale ha sempre saputo che quel Bambino non era suo, ma era stato semplicemente affidato alle sue cure”.

Ridare alla figura del padre il giusto ruolo che le spetta, per il bene dei figli e della famiglia, è un compito culturale ed educativo di estrema importanza. Una strada da seguire può essere quella indicata dal ‘modello san Giuseppe’, un uomo comune, lontano dalla ribalta – come tante persone che la pandemia ci ha fatto conoscere – che ogni giorno riescono con umiltà e coraggio e con la forza dei piccoli gesti quotidiani di amore e servizio, a infondere vera speranza.

Fonte: Family and Media