di Lucrezia Scotellaro

Lui, marito sulla quarantina, molto impegnato sul lavoro, porta in tribunale lei, sua moglie da circa dieci anni, chiedendo al giudice di considerarla unica responsabile del fallimento del matrimonio. Il motivo? Il fatto che la donna non si occupasse delle faccende di casa, in pratica, perché lei – a suo dire – non stirava, non lavava, non cucinava. E’ accaduto in Italia, dove il giudice, però, ha dato torto all’uomo evidenziando che non spetta solo a uno dei coniugi svolgere i lavori domestici, ma a tutti i componenti della famiglia, quindi, perché no, anche ai figli, nell’ottica di una educazione responsabile.

Il caso riporta all’attenzione l’importanza della organizzazione della gestione della casa che potrebbe diventare fonte di grandi contrasti, oppure rivelarsi lo specchio di quell’intesa, sintonia, e armonia che rendono una coppia felice.

Superato ormai il discorso sugli stereotipi di genere, la questione in ballo è un’altra, e ha a che fare con la cura della famiglia, cosa che inevitabilmente comprende anche ‘l’amministrazione della casa’, perché è di questo che si tratta: programmazione, organizzazione, realizzazione di compiti, attività, servizi, resi per il bene di tutti coloro che abitano insieme, condividendo non solo gli spazi, ma la vita, in generale.

Faccende domestiche: cosa dicono le ricerche

Uno studio dell’Ufficio per le pari opportunità del Governo inglese del gennaio 2021 ha rilevato come gli uomini e le donne si dividano sempre di più le responsabilità di cura anche per fare fronte ai maggiori carichi di lavoro professionale delle donne. Le ricerche negli ultimi due decenni hanno evidenziato i benefici di un maggiore coinvolgimento dei padri rispetto alla cura dei loro figli con vari effetti positivi per i bambini, dallo sviluppo emotivo, psicologico ed educativo, fino alle ricadute sulle loro future carriere professionali. Inoltre, la ricerca inglese, facendo riferimento a diverse statistiche, ha riportato gli esiti favorevoli sui rapporti familiari come la riduzione delle separazioni e dei divorzi quando c’è una giusta condivisione degli incarichi di cura familiare.

In una recente conferenza della Home Renaissance Foundation – un centro di ricerca internazionale che promuove un maggiore riconoscimento del lavoro partendo proprio dalla creazione di ambienti casalinghi sani e congeniali – è stato messo in evidenza quanto la cura per la persona sia la condizione essenziale per le relazioni, per la felicità delle persone, dentro e fuori le mura domestiche.

Insomma, uno dei segreti per una buona vita di coppia sembra essere proprio la condivisione delle responsabilità della famiglia. Quando questo non avviene potrebbero aumentare le incomprensioni e le situazioni di conflitto determinati dal sentire il peso dell’intera gestione della famiglia. Mentre una relazione in cui ci sia concreta solidarietà fa sentire apprezzati, rispettati e, in questo modo, il potenziale di contrasto e di insoddisfazione si riduce sensibilmente. Al contrario, la mancanza di suddivisione delle faccende domestiche può intaccare la ‘partnership’ del matrimonio, fino anche a determinarne la rovina, come abbiamo visto nel caso della separazione della coppia italiana.

Più che costituire una serie di semplici compiti strumentali, incombenze da svolgere, piatti da lavare eletti da rifare, il lavoro domestico è soprattutto un insieme complesso di scambi interpersonali, un dono reciproco, è disponibilità e servizio, che consentono ai membri della famiglia di raggiungere solidarietà e gioia, maturando quella forza e coesione che dovrebbero consentire poi di resistere anche agli eventuali piatti sporchi, letti disfatti e a qualche granello di polvere in più sul comodino.

Fonte: Family and Media