Oded Balilty (AP)

di Giulio Meazzini

Al Parlamento Europeo si è svolto un dibattito su «come contrastare i movimenti anti-gender e anti-aborto». In particolare è stata accusata la piccola associazione italiana Pro Vita & Famiglia, che si definisce «contro aborto e indottrinamento gender nelle scuole». Già da tempo, la polizia sorveglia la sede di questa associazione che ha subito vandalismi e atti di aggressione.

Un altro fatto. Negli Usa, gli stati repubblicani vogliono cancellare i “diritti civili”, conquistati negli anni, relativi ad aborto e persone transessuali. Gli attivisti dei diritti civili temono un pronunciamento della Corte Suprema, che dopo le nomine fatte da Trump è ormai a maggioranza conservatrice.

Questi esempi confermano che sul tema della diversità sessuale aumenta la spaccatura, con insulti e disprezzo reciproco. Può essere utile, allora, sapere cosa dice la scienza a riguardo, onde ridurre pregiudizi e incomprensioni.

Un sesso binario
«Il sesso maschile è determinato da una piccola sequenza di geni chiamata SRY. Basta questo pezzettino di DNA per indurre lo sviluppo maschile intorno alla settima settimana dello sviluppo embrionale. Prima che questo accada […] i genitali possono svilupparsi in maschili e femminili» (Antonella Viola – Il sesso è (quasi) tutto – Feltrinelli 2022). Dunque il sesso, geneticamente parlando, è binario e dipende dalla presenza o meno di questa piccola sequenza di DNA. I criteri in base ai quali si stabilisce se il nascituro è maschio o femmina sono il patrimonio genetico, gli organi genitali e il quadro ormonale.

Il problema è che durante lo sviluppo embrionale possono esserci dei problemi, per cui «si stima che nel mondo una persona ogni 100 abbia differenze o disordini dello sviluppo sessuale a causa di alterazioni genetiche, ormonali o di maturazione degli organi sessuali». Queste persone, definite intersessuali, «spesso sono sane, non hanno bisogno di cure mediche», ma non rientrano nel concetto binario di maschio e femmina. Quando ci sono “genitali misti” o divergenza tra sesso genetico e biologico, conviene non intervenire chirurgicamente sul neonato, ma «aspettare che il figlio o la figlia manifesti la propria identità di genere. Sarà il suo stesso corpo a suggerire la scelta più giusta».

Identità sessuale
Le persone trans-gender non si “sentono” del proprio sesso biologico: «possono identificarsi con l’altro sesso o non sentirsi né maschio né femmina». Il motivo è che, dal punto di vista sessuale, organi genitali e cervello maturano in tempi diversi durante lo sviluppo embrionale. Può quindi succedere che siano indirizzati in modi opposti, incompatibili tra loro.

Orientamento sessuale
Ogni persona sente attrazione verso un’altra persona, cioè ha un orientamento eterosessuale, omosessuale, bisessuale, asessuale o altro. Questo dipende da diversi fattori biologici (di natura genetica, ormonale e ambientale), che influenzano lo sviluppo prenatale. Non esiste, dunque, «un gene che spieghi l’orientamento sessuale». A determinare il comportamento sessuale dell’adulto sono l’ambiente intrauterino, le condizioni di salute (e di stress) della madre, eventuali scompensi ormonali provocati da sostanze chimiche presenti nell’ambiente, l’attivazione o no di specifici geni del DNA. Anche il sistema immunitario della madre è coinvolto, in quanto “disturbato” dalla sequenza SRY: si sa, infatti, che «maggiore è il numero di fratelli maschi maggiori, più alta sarà la probabilità per un ragazzo di essere omosessuale; […] fino al 28 per cento di uomini gay devono la loro identità sessuale a questo effetto».

Una cosa, comunque, sembra sicura: «L’orientamento sessuale è biologicamente determinato. Non si sceglie di essere bisessuali, transessuali, omosessuali, eterosessuali». In altre parole: non ci sono prove che «l’ambiente sociale dopo la nascita abbia un effetto sull’identità di genere o sull’orientamento sessuale» (Eric Kandel – La mente alterata – Cortina 2018).

Millennials
Dal punto di vista culturale facciamo fatica ad accettare queste “sfumature”, per cui cresce lo scontro ideologico, che impedisce la maturazione delle coscienze. Anche l’età conta: molte persone anziane provano “disgusto” per le manifestazioni di affetto omosessuale. Invece «l’orientamento sessuale, per i giovani di questo millennio, è molto più fluido e libero di quanto lo fosse per chi è venuto prima. Anche l’identità di genere è un percorso da esplorare e non dato una volta per tutte. Accettiamo tutto questo». È importante stare accanto ai giovani «aiutandoli a fare chiarezza tra i loro pensieri. […] Per i ragazzi è normale avere un amico o un’amica omosessuale o bisessuale. Vogliamo continuare a dire che i ragazzi sono tutti problematici oppure prenderne atto e agire di conseguenza? […] Il cambiamento va affrontato insieme. Perché riguarda tutti, nessuno escluso» (Alberto Rossetti – Le persone non nascono tutte uguali – Città Nuova 2022).

Medicina dei sessi
C’è un altro aspetto da considerare: «Il nostro corpo è diverso a seconda del sesso biologico a cui apparteniamo». Questo significa che non va bene curare le donne «con protocolli e farmaci creati per gli uomini». I sintomi, il metabolismo, l’assorbimento delle medicine, il dosaggio medio, le malattie tipiche, la risposta al dolore sono diverse. «Una dose disegnata sul corpo maschile potrebbe essere eccessiva e tossica per le donne», o viceversa. Bisogna quindi pretendere che i test sui farmaci vengano condotti sia su uomini che su donne, sia su giovani che su anziani.

Maschile e femminile
La scienza ci dice che in Homo sapiens il sesso biologico è una categoria binaria. Questo è un dato di fatto. Così come è un fatto la complessità della nostra identità sessuale. Un altro fatto è che tutto questo non esaurisce ancora il nostro essere “persona”. In questo “di più” è compresa anche la ricchezza della diversità uomo/donna. Sicuramente, tenere unita la società su un tema così divisivo, e tra sensibilità così diverse, sarà la grande sfida dei prossimi anni.

Fonte: Cittanuova