di Luciano Moia
Dai percorsi per i fidanzati, ai divorziati, alle coppie omogenitoriali. Parla Il direttore dell’Ufficio Cei
«Un anno importantissimo che servirà per strutturare meglio il nostro lavoro secondo le indicazioni di Amoris laetitia». L’annuncio di papa Francesco all’Angelus di domenica non ha sorpreso padre Marco Vianelli, direttore dell’Ufficio nazionale Cei di pastorale familiare. Nei giorni scorsi il Dicastero vaticano Laici famiglia e vita ha diffuso in tutto il mondo un questionario – dovrà essere compilato in ogni diocesi e restituito entro il 15 gennaio – per fare il punto sull’attuazione dell’Esortazione postsinodale. Com’è cambiata la pastorale locale dal 2016 ad oggi? Quali iniziative sono state varate? Qual è stata la risposta delle famiglie? Cosa si può suggerire per realizzare meglio le indicazioni emerse dal doppio Sinodo sulla famiglia (2014-2015)? Le risposte serviranno come base per il forum «A che punto siamo con Amoris laetitia? Strategie per l’applicazione dell’Esortazione apostolica di papa Francesco» che si terrà dal 9 al 12 giugno 2021, con la partecipazione degli uffici della pastorale familiari di tutte le conferenze episcopali, e con i rappresentanti di associazioni e movimenti familiari internazionali.
«La nostra consulta di pastorale familiare – riprende padre Vianelli – ha già avviato nel giugno scorso una revisione del percorso fatto dal 2016 a oggi. Dalle diocesi ci sono arrivate tante iniziative interessanti, ma anche non poche richieste di aiuto. Dopo il primo biennio dalla promulgazione dell’Esortazione segnato da una varietà davvero ammirevole di proposte, sono emerse difficoltà e fatiche. Ma era inevitabile. Amoris laetitia rappresenta una tale rivoluzione che sarebbe stato impossibile realizzarla con le strutture e con le competenze di sempre».
A parere del direttore dell’Ufficio Cei di pastorale familiare la grande novità di Amoris laetitia è l’invito a passare dal generale al particolare. C’è la norma generale, ci sono le proposte valide per tutti, ma in quella prospettiva va inquadrata la storia personale, la storia di coppia a cui bisogna far riferimento. Ogni caso va valutato per quello che è, nel rispetto del percorso di fede di ciascuno. «Parlando di percorsi di preparazione al matrimonio per esempio – fa notare ancora padre Vianelli – prima il riferimento era al gruppo, ora è a Giovanni e Maria che vogliono sposarsi. Hanno la loro storia, sempre più spesso convivono, magari hanno già un figlio. E ogni situazione è diversa dall’altra. Come facciamo a proporre loro il solito sussidio con gli incontri di catechesi? Servono percorsi più mirati. Meno anonimi e più responsabilizzanti». Una strada decisamente più impegnativa sia per la coppia che bussa alle porte della comunità ma anche per gli operatori a cui sono chieste competenze prima impensabili. Non basta avere conoscenze generiche sulla preparazione al matrimonio, occorre sapere come inquadrare quelle conoscenze in contesti nuovi, complessi, spesso spiazzanti.
«Quando la richiesta arriva per esempio da una coppia in un cui entrambi i componenti o anche solo uno dei due – fa notare ancora il direttore dell’Ufficio Cei – ha alle spalle una precedente unione, come dobbiamo riformulare la nostra proposta? Amoris laetitia offre la possibilità di un percorso penitenziale ma si tratta di una strada il cui esito è tutt’altro che scontato». Anche qui le iniziative vanno ricalibrate di volta in volta. Non esistono modelli fissati per sempre. «Nella maggior parte delle diocesi sono state avviate iniziative per i divorziati risposati ma, dopo un certo fervore iniziale, ci stiamo accorgendo che l’affluenza è in calo. E questo ci deve interrogare. Può essere che oggi la maggior parte delle persone in nuova unione abbia scambiato questo nuovo atteggiamento della Chiesa come una sorta di “via libera” generalizzato a cui non servono più altri approfondimenti? Oppure è la nostra pastorale che non riesce ad intercettare le richieste di queste persone? Bisogna riflettere, senza dare nulla per scontato».
E con lo stesso spirito di attenzione e di umiltà, occorre accostarsi alle altre situazioni difficili. Vanno messe meglio a fuoco strutture e prassi per realizzare il cosiddetto ponte giuridico- pastorale, quel sistema sorto per rispondere al motu proprio di papa Francesco sulla verifica delle nullità matrimoniali. Ma anche qui servono competenze allargate che non si possono improvvisare. Come anche per l’accompagnamento dei figli delle persone separate o, con difficoltà ancora maggiori, a quelli che provengono da famiglie omogenitoriali. «La pastorale evidentemente – fa notare padre Vianelli – non può lasciare indietro nessuno. Ma è certo che queste situazioni vanno seguite con prudenza e delicatezza. Se è vero che tutti i bambini sono uguali, e a tutti va dedicata la stessa attenzione, è anche vero che non tutte le situazioni familiari vanno messe sullo stesso piano. Ma, soprattutto nel caso delle famiglie omogenitoriali, le questioni da tenere presenti sono tante e molto, molto complesse». Accogliere vuol dire mettere da parte lo stile di vita dei genitori? Vuol dire dimenticare che all’origine di quelle nascite ci sono scelte eticamente e antropologicamente problematiche? Certamente no. Ma dalla qualità delle risposte a queste e alle tante altre domande disseminate in Amoris laetitia, si gioca in larga parte la credibilità dell’accoglienza ecclesiale. Ecco perché l’Anno della famiglia è così importante.
Fonte: Avvenire