L’intervento di Gabriella Gambino, Sottosegretario del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita alla 9^ edizione del Corso di Specializzazione in Informazione religiosa promosso dalla Pontificia Università della Santa Croce
Il 16 aprile Gabriella Gambino, Sottosegretario del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, ha tenuto una lezione alla 9^ edizione del Corso di Specializzazione in Informazione religiosa, organizzato su piattaforma dalla Pontificia Università della Santa Croce di Roma.
Prendendo spunto dall’Anno “Famiglia Amoris Laetitia”, aperto da Papa Francesco nel quinto anniversario dell’esortazione apostolica, l’intervento è stato incentrato sull’importanza di promuovere, attraverso i mezzi di comunicazione, un’immagine positiva e possibile della famiglia cristiana, facendone risaltare la forza propositiva e generativa nella società, pur “nella sofferenza e nella fatica, nel dolore e nel limite”, che sono propri della condizione umana.
La famiglia è il cuore per lo sviluppo e la promozione di una pedagogia della solidarietà e della pace tra le nuove generazioni. “Dobbiamo imparare a pensarla – ha spiegato – come un filo rosso che attraversa tutte le questioni legate all’economia, alla cultura, alla società: se potenziamo la famiglia, se ne rinforziamo la stabilità e la capacità di fiducia e affidabilità che è in grado di trasmettere ai propri figli, possiamo renderla luogo di generazione della speranza. Poiché è in essa che, date determinate condizioni, i piccoli possono imparare il dialogo, il rispetto, la ricerca del bene e il perdono”.
Con questo proposito, la riflessione si è concentrata su due aspetti, che la comunicazione dovrebbe promuovere per rendere operante una efficace “cultura della famiglia”: la stabilità familiare, quale condizione per lo sviluppo dell’identità umana e cristiana di ciascun membro della famiglia; e il valore della fiducia, che nella realtà familiare deve potersi concretamente realizzare nella fedeltà coniugale dei genitori. Un tema del quale oggi si parla poco, quasi un tabù, che genera sfide destabilizzanti soprattutto per i bambini, nell’orizzonte della “cultura del provvisorio” di cui parla papa Francesco.
Nel quadro di una fragilità culturale che “indebolisce […] la stabilità dei legami tra le persone, e che snatura i vincoli familiari” (EG 67), “oggi l’amore ha sempre più difficoltà ad avere storia, a farsi dimora per uomini e donne. Eppure amare significa dare tempo: tempo come durata di tutta la vita, […]. E il tempo dell’amore si chiama fedeltà, adesione stabile a ciò che è accaduto per poterlo comprendere, per dargli un senso sempre nuovo, per permettergli di continuare ad esistere”.