di Mariolina Ceriotti Migliarese
Una delle sfide con cui la donna si confronta da sempre è quella di contenere e dare una direzione all’istinto dell’uomo. La natura ci ha fatto diversi. Il maschio possiede un organo genitale esterno, nel quale fin dall’infanzia si concentra l’eccitazione; un organo che “reagisce” e che deve imparare a governare. La femmina ha invece una sessualità più nascosta e segreta, fonte di sensazioni diffuse. Progressivamente percepisce che il suo corpo possiede uno spazio interno che può generare vita; quando può mettersi in ascolto di sé e del suo istinto, percepisce allora anche che si tratta di qualcosa di vulnerabile, e sente la necessità di proteggerlo. Nel gioco delle parti, così come definito dalla natura dei loro corpi, la donna si è trovata perciò da sempre investita di un ruolo apparentemente “castrante”: il disordine impulsivo dell’istinto sessuale maschile le ha sempre richiesto infatti di proteggersi, e le ha suggerito con intelligenza le strategie per insegnare al maschio il rispetto e l’attesa, necessari perché lo scambio sessuale trovasse nella loro relazione un contenitore buono.
Forse per questo anche la regìa degli aspetti educativi è stata da sempre nelle mani della donna, che conosce d’istinto la necessità che il mondo delle relazioni non sia governato solo dalle regole della forza e dalla cecità dell’impulso. Per il maschio, apprendere il controllo di sé e imparare a mettere la propria potenza al servizio della capacità di amare sono competenze che richiedono tempo e procedono spesso, come ogni esperienza umana, per prove ed errori. Un uomo capace di amore e rispetto non è frutto del caso, ma prende forma attraverso un percorso che inizia sempre da una donna: il figlio maschio ha infatti bisogno di una madre che non teme la sua vitalità talvolta aggressiva, ma lo aiuta ad esprimerla in modo costruttivo; questo lo aiuterà a incanalare i suoi istinti, e a orientarli in seguito verso un amore che sappia contenere anche tenerezza e responsabilità.
La capacità di rimandare la soddisfazione di un impulso e di tollerare l’attesa tra un bisogno e la sua soddisfazione sono anche ciò che permette di dare sviluppo al pensiero e spazio alla creatività personale: solo l’attesa infatti apre lo spazio necessario perché ogni bisogno possa trasformarsi in un desiderio.
Forse non riflettiamo abbastanza su quanto la civiltà e la cultura nel suo insieme debbano all’antica e istintiva sapienza delle donne, che ha introdotto gli uomini nella dimensione dell’attesa e della relazione. Il corpo delle donne non ha smesso neppure oggi di essere misterioso, e il suo funzionamento affascinante: anche se sembriamo averlo dimenticato, bisogna imparare ancora e sempre da capo a comprenderlo e rispettarlo. Nel nostro mondo fatto di pillole, preservativi e sesso sicuro, l’uomo di oggi può invece ancora una volta disinteressarsi completamente della realtà delicata del corpo della donna, non diversamente dall’uomo primitivo, che era del tutto ignaro del senso della ciclicità femminile e dei suoi meccanismi generativi.
Purtroppo anche la donna sembra oggi troppo spesso inconsapevole del valore del suo corpo e sembra avere smarrito l’istinto che la guidava a proteggersi; ha perso così anche la consapevolezza del suo potere di “civilizzatrice”: una perdita che non ha liberato le donne, ma piuttosto le ha impoverite, e sta purtroppo contribuendo ad imbarbarire il mondo delle relazioni.
Fonte: Avvenire