In una certa misura tutti noi siamo vulnerabili nelle relazioni, ma lo è ancora di più chi nel suo passato ha una certa dose di delusioni traumatiche. Spesso restiamo legati al nostro passato, e gli aspetti delle prime relazioni e di quelle successive rimangono archiviati nella memoria
La fiducia è una delle caratteristiche più importanti di una relazione romantica sana e stabile, e può essere definita come “uno stato psicologico comprendente l’intenzione di accettare la vulnerabilità, sulla base delle aspettative positive delle intenzioni o del comportamento di un altro”.
Allo stesso tempo, ci sono anche situazioni in cui possono emergere vulnerabilità che portano uno o entrambi i partner a sentire che amare è emotivamente pericoloso. Altre volte, indipendentemente dal loro desiderio di intimità, le persone scelgono partner in cui l’intensa vicinanza è assente e il rischio di vulnerabilità è ridotto al minimo.
In una certa misura tutti noi siamo vulnerabili nelle relazioni, ma lo è ancora di più chi nel suo passato ha una certa dose di delusioni traumatiche. Spesso restiamo legati al nostro passato, e gli aspetti delle prime relazioni e di quelle successive rimangono archiviati nella memoria. In questo modo i ricordi informano e guidano silenziosamente i nostri giudizi cognitivi, emotivi e sociali e ci preparano a rispondere a una situazione presente basata sull’accumulo di ricordi passati. Dunque il compito della memoria è quello di guidarci per sapere cosa aspettarci. Se abbiamo un passato pieno di delusioni, perdite, abusi, abbandono, il nostro cervello cerca di prepararci a non lasciare che accada di nuovo.
A volte può capitare che il presentarsi dei ricordi avvenga senza che ce ne rendiamo conto. L’influenza di vasta portata di questi ricordi coinvolge la nostra attrazione o infatuazione per determinate persone e può influenzare anche la nostra fuga dall’intimità. Quando vengono attivate queste memorie si registra come una sensazione, un’immagine o un flashback dentro di noi, apparentemente dal nulla. Questi ricordi creano significati che sentiamo nel nostro corpo ma per i quali non abbiamo parole. Di conseguenza, quando emergono, potremmo avere sentimenti, reazioni, percezioni e sensazioni corporee, anche se potremmo non essere consapevoli che qualcosa del passato viene richiamato. In questi casi l’emozione motiva un’azione, il pensiero dà alle nostre azioni parole e significato e quindi, motivati dalla vergogna, potremmo avvertire il bisogno di una distanza temporanea e usare il pensiero per fornire una ragione per il ritiro.
In alcune situazioni, invece, si può sfociare in una relazione che inizia con l’idealizzazione reciproca e poi viene offuscata da manovre di autoprotezione che erodono il legame tra le due persone, fino a provocare una delusione che va a far riprovare sentimenti coinvolti in un trauma passato. Questo avviene perché l’amore idealizzato che viene proiettato su un partner attuale nasconde l’inevitabile ripetizione di una delusione e una perdita passate. Innegabilmente, la memoria tenta di proteggerci quando spostiamo sugli altri nel presente i sentimenti, gli atteggiamenti, le fantasie, gli adattamenti e le difese che sono ripetizioni di reazioni originate da persone significative nel nostro lontano passato.
In una relazione fuggire dal pericolo dell’intimità emotiva può davvero fornire sicurezza ma, così facendo, ci precludiamo l’opportunità di guardare dentro noi stessi e lavorare attraverso il dolore e la delusione, presenti e passati. La fiducia nell’altro e la capacità di comunicare senza giudizio è essenziale per elaborare le esperienze passate che la nostra memoria trasporta nelle nostre relazioni presenti. Purtroppo, questa opportunità di intuizione spesso non si realizza quando le persone scappano dall’amore.
Fonte: Città Nuova