di Luciano Moia
Oltre 400mila bambini e ragazzi in Italia – secondo gli ultimi dati disponibili (Indagine 2021 Terres des hommes-Cismai per conto dell’Autorità garante dell’infanzia e dell’adolescenza) – sono in carico ai servizi sociali. Quasi la metà è vittima di maltrattamento da parte dei genitori o degli adulti che si occupano di loro. La forma di maltrattamento principale riguarda quella che gli esperti definiscono “patologia della cura”, quindi incuria, ma anche ipercura, quando cioè si pretendono dai figli prestazioni sopra la media. E questo succede con troppa frequenza, nello sport, a scuola, nelle altre cento attività in cui sono spremuti i nostri ragazzi. Errori educativi che si traducono in aspettative tanto assillanti da sfociare spesso per i piccoli in ansia e depressione.
Nei casi più gravi, quelli in cui sia l’incuria sia l’ipercura diventano prassi tanto abituali da convincere i genitori o chi per loro a perseverare nell’errore, con conseguenze devastanti per ragazzi e ragazze, qualcuno fa intervenire i servizi sociali. Solo la punta di un iceberg? Più o meno. Calcolando che in Italia i minori sono meno di 10 milioni, quei 200mila circa in carico ai servizi per situazioni di “disagio educativo” rappresentano quasi il 2 per cento. Percentuale enorme, perché poi esiste una ben più vasta maggioranza sottotraccia di bambini e ragazzi che non hanno la fortuna – e lo scriviamo ben consci delle polemiche che hanno coinvolto in questi ultimi anni tanti operatori pubblici – di essere tutelati dai servizi sociali. Tutti questi ragazzi, “in carico” o meno, sono comunque vittime di incapacità o indifferenza educativa. Fatto che può diventare anche illecito punito dalla legge: il codice civile sanziona i genitori che, pur potendolo fare, non hanno impartito ai figli un’educazione adeguata (culpa in educando).
Inutile stupirsi quindi perché negli Stati Uniti una mamma è stata ritenuta colpevole per aver regalato al figlio 15enne l’arma con cui uccise quattro compagni di scuola. Anche da noi la responsabilità genitoriale è ruolo delicato e complesso, che non riguarda solo le relazioni familiari ma si allarga, con identica rilevanza, alla sfera pubblica. Tanto che nelle situazioni estreme, quando siamo di fronte a palesi casi di “irresponsabilità”, il Tribunale per i minorenni può decretare l’allontanamento di bambini e ragazzi dalla famiglia di origine. E, in Italia, succede in media 23 volte al giorno, più di 8.300 volte in un anno. Lo Stato riesce poi a compensare i vuoti educativi della famiglia? Domanda legittima con risposta sospesa. Come è legittimo chiedersi chi – in Italia ma anche negli Stati Uniti – potrà mai formare i genitori incapaci di educare i propri figli. Forse, accanto ai benemeriti Stati generali della natalità di cui in maggio sarà celebrata la quarta edizione, è arrivato il momento di indire anche gli Stati generali dell’educazione. Perché il grave maltrattamento educativo dei bambini nati drammaticamente non si sommi a quello di non farli nascere.
Fonte: Avvenire