di Luciano Moia

Si chiama “Percorsi di luce” la proposta di Famiglie Nuove dei Focolari per sostenere i coniugi che non riescono più a comprendersi. Spiritualità e scienze umane per rinnovare la speranza

In 15 anni l’iniziativa si è allargata dall’Italia a molte altre nazioni I referenti Marina e Gianni Vegliach: otto coppie su dieci riscoprono “la perla dell’altro” e riprendono il cammino insieme Si chiamano “Percorsi di luce” perché offrono alle coppie in crisi la possibilità di cogliere qualche spiraglio per ripartire insieme. Un apostolato ormai ben rodato, che ha festeggiato da poche settimane i primi 15 anni di vita e che rappresenta una delle proposte più originali del Movimento Famiglie Nuove dei Focolari nell’ambito della pastorale per le coppie in difficoltà. Ne parliamo con i referenti nazionali, Marina e Gianni Vegliach.

Come nasce “Percorsi di luce” e quali sono i suoi obiettivi?

È necessario partire da lontano. Quando Chiara Lubich, la fondatrice del Movimento dei Focolari, nel 1967 fece nascere il primo gruppo di Famiglie Nuove affidò loro la cura dei fidanzati, giovani coppie, le e i vedovi e disse tra l’altro «… quali famiglie avvicinare, quali dobbiamo incontrare per prime? … Quelle famiglie dove è minacciata la separazione, dove si minaccia il divorzio, famiglie smembrate da riunire». La spiritualità dell’Unità apparve da subito fatta apposta per la famiglia e in quegli anni i primi focolarini sposati che avevano seguito Chiara si dedicarono alla formazione. Dopo che nel 2006 si iniziarono anche gli incontri regolari per separati e coppie in nuova unione, si constatò che le coppie in difficoltà relazionale, prima di arrivare alla separazione, spesso si sentivano smarrite, si isolavano e non riuscivano a condividere il momento più o meno doloroso che stavano vivendo. Così, nel 2008, al Centro Internazionale Famiglie Nuove, con cui avevamo cominciato a collaborare, si iniziò un discernimento per capire come rispondere ai cambiamenti della società e offrire un percorso di sostegno che rispondesse al silenzioso grido di dolore di queste persone. Ci fu il coinvolgimento di varie figure professionali e, accanto alle famiglie del centro, un grande apporto lo diedero Rino Ventriglia neurologo, psicoterapeuta, analista transazionale e la moglie Rita Della Valle ginecologa, sessuologa e mediatrice familiare. Tra le altre cose stilarono un decalogo sui segnali premonitori della crisi che in seguito diventò un libro di ampia diffusione. Abbozzata una metodologia, nell’estate del 2009 fu avviata la prima “settimana residenziale” ad experimentum presso la scuola Loreto di Loppiano con la partecipazione di cinque coppie con problematiche varie e importanti e il risultato fu superiore alle aspettative.

La proposta si rivolge alle persone che vivono la separazione oppure alle coppie in crisi che stanno riflettendo sul proprio futuro?

Le problematiche delle persone separate sono diverse e per loro il Movimento Famiglie Nuove offre dei momenti specifici nei vari territori mentre “Percorsi di Luce” si rivolge a coppie in difficoltà con un desiderio, anche se alle volte molto flebile, di cercare una via di ripartenza. Una simbologia che ci è cara è la tecnica giapponese del Kintsugi che mette l’oro per riparare le crepe perché non vogliamo nascondere la crisi ma viverla come opportunità di una nuova vita più preziosa. Nel movimento si dà molto spazio alla cura dei bambini e del loro sviluppo ma alle coppie che si avvicinano chiediamo di partecipare senza i figli, ritagliandosi uno spazio per rigenerare la propria relazione che vorremmo fosse guardata come “il primo figlio” della coppia stessa.

La vostra metodologia si basa sul simbolo dello “sgabello a tre gambe”. Di cosa si tratta?

Da subito abbiamo individuato tre filoni principali su cui impostare il dialogo con le coppie: la spiritualità dell’Unità, per rafforzare le motivazioni più profonde del loro rapporto sostenuti “dalla regola d’oro” dell’amore al prossimo; elementi di psicologia per conoscersi e dare un nome alle proprie ferite o disagi; la condivisione della vita e delle esperienze per scoprire che non si è soli ad attraversare questi momenti. Da qui l’immagine dello sgabello: se una gamba è più lunga non c’è più equilibrio e si cade. Durante la settimana residenziale, che accoglie una decina di coppie in crisi, c’è sempre un o una professionista psicoterapeuta, solitamente presente assieme al coniuge che offre un apporto esperienziale particolarmente utile. Ci sono poi alcune “coppie aiuto” che accompagnano, con particolare riguardo all’accoglienza e all’ascolto. Molto importante la presenza di un sacerdote esperto nella spiritualità dell’Unità e nella pastorale familiare. Una caratteristica è che sia i professionisti sia gli accompagnatori, sia il sacerdote, sono presenti durante l’intero periodo e condividono tutto il percorso con le coppie.

Che valore ha l’operato delle coppie che, dopo aver superato lo scoglio della crisi, si mettono a disposizione per sostenere chi sta vivendo la stessa sofferenza che loro hanno sopportato?

Le testimonianze di chi ha vissuto la crisi e ha trovato la forza di ricominciare sono importanti ed è importante anche il legame che si instaura tra le coppie che insieme si sentono più forti per affrontare le difficoltà. Negli anni alcune coppie si sono rese disponibili per accompagnare i nuovi partecipanti, hanno fatto squadra preparandosi mediante specifici incontri formativi, alcuni hanno anche seguito dei corsi di counselling per avere più strumenti per questo delicato servizio.

Come è cambiata in quindici anni la vostra proposta per le coppie in crisi?

Da quel primo piccolo inizio ad experimentum, la metodologia, si è affinata e consolidata; è stato elaborato un corposo materiale di base per lo svolgimento del corso: temi specifici seguiti da esercitazioni pratiche che permettono ai partecipanti di sperimentare un modo nuovo di comunicare e rapportarsi. Da alcuni anni il metodo dei Percorsi di luce è presente anche tra le Famiglie Nuove in Spagna, Svizzera, Croazia, Slovacchia, Slovenia e in America Latina e il programma viene calibrato in base alle tradizioni e culture del posto. In questi ultimissimi anni si fanno sempre più sentire le influenze di una società fluida, del maggior impegno nel lavoro, meno tempo disponibile, a volte difficoltà economiche. Come sempre la vita è dinamica, è necessario stare al passo e spesso, solo nel profondo confronto e ascolto nel gruppo, troviamo la risposta alle nuove sfide.

Qual è la risposta delle coppie che si avvicinano a “Percorsi di luce”?

Solitamente positiva: riscoprono la scintilla o, come la chiamiamo noi, “la perla dell’altro” che li ha fatti innamo-rare, prendono coscienza e danno un nome alle proprie difficoltà e scoprono che nonostante questi limiti è possibile riprendere il cammino assieme. La presenza del professionista permette di individuare i casi in cui è utile consigliare dei percorsi di terapia individuale o di coppia. Possiamo dire che più dell’80% delle coppie ha ritrovato la strada dell’unità. In alcuni casi le difficoltà sono così profonde ed evidenti che le coppie sono arrivate alla separazione o in alcuni casi, alla dichiarazione di nullità del vincolo.

Chi si avvicina ? Solo persone legate alla comunità ecclesiale, oppure anche laici, non credenti?

Questa proposta si è rivelata valida per persone di qualsiasi convinzione; la maggior parte dei partecipanti sono persone vicine ai Focolari ma ci sono anche coppie che arrivano senza conoscere, su invito di qualche amico. È capitato spesso che uno dei partner fosse indifferente o non credente. In nessun caso abbiamo avuto rifiuti o contestazioni ed è nato sempre un legame di fiducia e amicizia.

Fonte: Avvenire

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