di Luciano Moia
La psicoterapeuta Lucia Coco: anche nelle situazioni più complicate l’infedeltà può essere ricucita a patto di accettare una profonda verifica dei propri vissuti e del proprio sistema di valori
“Non avrei mai immaginato che lui potesse farmi questo”. Maria lo racconta in lacrime alla psicoterapeuta a cui si è rivolta per chiedere aiuto, per capire, per verificare se esiste una via d’uscita. Non si nasconde la gravità della situazione, aveva da tempo colto alcuni segnali premonitori ma, come spesso succede tra coppie di navigata esperienza, aveva minimizzato nella convinzione che l’ipotesi del tradimento non fosse neppure da prendere in considerazione. Ma bastano vent’anni di vita in comune, un’intesa considerata solida e temprata, due figli, un lavoro soddisfacente, l’impegno in parrocchia per considerare la propria vita di coppia al di sopra di ogni rischio? Maria sarebbe stata pronta a mettere la mano sul fuoco per il marito ma adesso, davanti alla psicoterapeuta, si sente disorientata e confusa, soprattutto avverte che tante certezze sono diventate sfuggenti, quasi impalpabili, come quelle di tante altre donne – e uomini in misura quasi identica – che chiedono aiuto per far luce nel buio della propria crisi di coppia.
Lucia Coco, psicologa e psicoterapeuta, una lunga e certificata esperienza nella terapia di coppia, di storie come quella di Maria ne ha ascoltate tantissime in 25 anni di professione. E spesso si è trovata a rispondere alla più drammatica tra le domande, quella che, tra disperazione e propositi di vendetta, alla fine emerge un po’ a fatica: “Ma si può perdonare un tradimento?”. Questione tanto complessa da impedire qualsiasi approccio semplicistico. Prima di avventurarsi in considerazioni rassicuranti bisogna capire e far capire cosa c’è dietro quel tradimento, comprendere cosa ha determinato il raffreddamento dei rapporti, l’eventuale allontanamento, la nuova relazione. Lucia Coco l’ha spiegato in un capitolo del libro Ci sei davvero per me? Prendersi cura del legame di coppia (Città Nuova, pagg. 148, euro 16,9) in cui affronta da prospettive non scontate una serie di problemi sulla relazione di coppia: la comunicazione, i rapporti con la famiglia di origine, le ferite dell’infanzia, la sessualità, le dinamiche disfunzionali e tanto altro.
Accanto all’esperienza professionale, a rendere ancora più viva e penetrante la qualità delle argomentazioni, c’è la sua presenza – insieme al marito – nel cammino “Percorsi di luce” iniziato da Gianni e Marina Vegliach nell’ambito di Famiglie Nuove dei Focolari. Un’esperienza in cui le coppie sono sollecitate a tentare un nuovo modo di relazionarsi, di gestire le loro crisi e le loro ferite secondo un metodo che potrebbe essere definito come uno sgabello a tre gambe: spiritualità, psicologia, testimonianza delle coppie.
Ma torniamo alla questione tradimento. Come per gli altri temi affrontati, le indicazioni di Lucia Coco sono chiare ed essenziali. Elaborare le ragioni del tradimento significa accettare una profonda verifica dei propri vissuti personali e di coppia, le dinamiche individuali e quelle a due, il proprio sistema di valori, l’ambiente in cui si vive, le soddisfazioni o, più spesso, le insoddisfazioni sessuali. Come ogni coppia è diversa dall’altra, anche ogni tradimento risulta particolare e con una percentuale rilevante di specificità. Ma, per semplificare, è possibile individuare quattro modalità che riassumono in qualche modo la vastità delle ragioni alla base dell’infedeltà. La prima è la “relazione esplorativa”, quella che si mette in atto quasi per verificare la solidità del proprio rapporto coniugale. La crisi è ormai consolidata, ma c’è come il timore di renderla palese. Allora si preferisce aprire percorsi esplorativi alla ricerca di “una compagnia migliore, una conversazione migliore, un sesso migliore” senza però tagliare i ponti definitivamente con il passato.
La seconda modalità è quella della “relazione tripode”, secondo cui si ricorre a un atto di infedeltà nel timore di aprire il cuore a una più densa intimità psicologica con il proprio partner. È noto che la vera intimità è quella del cuore, mentre si può arrivare a un rapporto sessuale senza alcuna autentica intimità. La “relazione tripode” è anche quella di chi, nel timore di venire soffocato dentro una relazione che non si è sviluppata in modo maturo ed equilibrato, cerca soluzioni esterne.
C’è poi la “relazione di rappresaglia” quando si vuole punire il partner per un presunto torto subito. Quasi che una vendetta sentimentale o sessuale avesse il potere di risarcire lo sgarbo sopportato. Anche in questo caso il tradimento può non aprire la strada a una rottura definitiva, ma la scelta di vendicarsi andando con un’altra/o rappresenta un segnale di debolezza e di immaturità che definisce la precarietà di quella relazione.
L’ultima modalità – quella in qualche modo più pesante – è la “relazione d’uscita”. Qui siamo di fronte a una relazione ormai pesantemente compromessa e il partner che intende accelerarne la fine, convinto che qualsiasi ipotesi di salvezza sia ormai impercorribile, sceglie il tradimento per sancire anche simbolicamente il passaggio a una nuova relazione.
Eppure, spiega Lucia Coco, anche nelle situazioni più complicate, il tradimento è una ferita da cui si può guarire. Ma occorre armarsi di molta pazienza ed evitare di accantonare quello che è capitato come un semplice incidente di percorso. Il lavoro da svolgere è impegnativo, ma non impossibile. Il primo passo è quello di comprendere le ragioni che inducono alla ricucitura. Perché il partner che ha tradito sceglie di tornare indietro? Può essere che la scelta sia motivata dal desiderio di mettere al primo posto la propria famiglia e i figli. Decisione importante ma, se la motivazione è solo questa, può darsi che si scelga di interrompere la relazione ma non di rinunciare interiormente all’amante. Cioè non si opta per il coniuge ma per la famiglia: “Un livello molto primitivo di scelta e di impegno – commenta Lucia Coco – ed è molto probabile che la relazione extra coniugale si ripresenterà o che sarà seguita da un’altra”.
Anche mettere da parte la relazione coniugale per salvare il matrimonio è una scelta importante ma che non basta, perché al centro della retromarcia c’è ancora un’idea e non una persona.
Soltanto quando si sceglie consapevolmente e sinceramente di riabbracciare integralmente il coniuge tradito ci sono i presupposti per un impegno vero e completo. In questo caso, spiega la psicoterapeuta, “il coniuge non solo desidera sinceramente interrompere la relazione con l’amante ma intende anche mantenere la promessa di non impegnarsi in una nuova”. Qui c’è il pentimento profondo, il desiderio sincero di avere il suo perdono e, anche se quello che è successo non potrà essere cancellato, esiste la consapevolezza che la cicatrice potrà rendere più forte e più maturo il rapporto. È l’esperienza della rinascita che si radica nella sofferenza vissuta, sopportata e finalmente superata insieme.
Fonte: Avvenire





