In Francia l’hanno definita la “cattocompatibile”. Lei, Thérèse Hargot sorride: «Sì, è vero. A volte le idee che difendo sono vicine alla dottrina cattolica e anche un po’ polemiche ma finora non ho ricevuto particolari opposizioni o censure».
Ma cosa dice di tanto scandaloso questa giovane sessuologa belga di 32 anni, terapeuta e insegnante, laica, che ha tre figli, una laurea in filosofia e un master in Scienze sociali alla Sorbona? Che la liberazione sessuale conquistata negli anni Sessanta non ha liberato nessuno ma, al contrario, ha deresponsabilizzato gli uomini e isolato le donne a vedersela da sole con la maternità. Che i metodi naturali sono il modo migliore per vivere responsabilmente la propria sessualità. Che i divieti servono eccome per crescere liberi e il “vietato vietare” si è rivelato solo una trappola. Che siamo passati dal “non bisogna avere relazioni sessuali prima del matrimonio” al “bisogna avere relazioni sessuali il prima possibile” di cui sono schiavi i giovani di oggi dei quali ha raccolto innumerevoli testimonianze. Che nelle scuole, lei che ci insegna e si confronta tutti i giorni con i ragazzi, più che corsi di educazione sessuale servirebbero corsi di filosofia. Insomma, tutta la summa del politicamente scorretto.
L’intervista si svolge al telefono, mentre Hargot sta raggiungendo Cesano Boscone, ultima tappa del suo tour italiano organizzato dall’associazione Monte di Venere che l’ha portata a presentare il suo libro Una gioventù sessualmente liberata (o quasi) (Sonzogno, pp. 176, € 16,50, traduzione di Giovanni Marcotullio) a Roma, Arezzo, Cremona e Milano.
Leggi l’intervista di Antonio Sanfrancesco su Famiglia Cristiana.