di Gigliola Alfaro
Oggi, domenica 24 luglio, si celebra la seconda Giornata mondiale dei nonni e degli anziani, che ha per tema “Nella vecchiaia daranno ancora frutti”, ma, nella nostra società, qual è la considerazione che hanno realmente i vecchi? Sulla terza età e i suoi problemi, Gigliola Alfaro ha raccolto il parere dello scrittore Erri De Luca.
Secondo lei, si permette ai vecchi, quando sono in condizioni fisiche e mentali per farlo, di dare ancora frutti?
I vecchi: a che età si è tali? Degli uomini di quarant’anni si chiamano tra loro ragazzi, a sessanta uno nega sfacciatamente di essere anziano. Si sta in un tempo di longevi, maggioranza della popolazione, che adatta la società alle sue esigenze, dalla pubblicità a ogni tipo di carica dirigente. Gli anziani, i vecchi sono al potere se agiati, allo scarto e all’ospizio se poveri o ammalati. Servono da nonni per tenere i nipotini, sostenere le famiglie con le loro pensioni. Sulle spiagge in questo periodo si vedono anziani che fanno attività sportiva, così come mi capita di trovarli in parete. Nel giro di un secolo in Italia si è raddoppiata l’età media della popolazione.
Qui non si tratta di celebrare la giornata del vecchio, che si celebra tutti i giorni. Sarebbe da istituire la giornata del giovane, in via di costante diminuzione con lo sciopero delle nascite.
Uno dei mali dei nostri tempi è la solitudine, a soffrirne sono proprio gli anziani: perché non hanno più posto nelle nostre famiglie e sono considerati sempre di più un peso?
La solitudine è la regola, mentre sono liete eccezioni le coppie che si tengono insieme fino all’ultimo tempo. La società, fondata sulla famiglia, si è trasformata in società per cuori solitari. Ci sono i canali per gli incontri, selezionati da presunte compatibilità comprese le astrologiche, si danno il primo appuntamento in un bar, alcuni azzardano un ristorante dove si scrutano le rispettive masticazioni. È un tempo da singoli, gli appartamenti hanno la pezzatura per contenerli.
La solitudine e l’isolamento sono condizioni che vanno allenate per non trovarsi poi sgomenti di fronte al diradarsi delle conoscenze.
Quale dovrebbe essere la nostra risposta a una società dello scarto dove i fragili, anziani, poveri, bambini non nati sono ritenuti un peso inutile da eliminare?
Considero un’empietà civile sbarazzarsi dei propri genitori anziani. Li rinchiudono in ospizi chiamati gentilmente case di riposo, residenze. Che fare? Niente, se la coscienza è un peso anziché il sostegno di una persona.
Gli anziani sono quelli che hanno pagato di più il Covid, ora con le nuove ondate sono di nuovo più a rischio…
Sono anziano e sono stato messo in grado di vaccinarmi gratuitamente tre volte. La nostra sanità pubblica è stata sottoposta a tagli di bilancio da ogni e qualunque governo, insieme alla scuola. Resiste ancora e ha dato buona prova di sé nell’epidemia.
Noi anziani siamo per definizione precari, ma abbiamo un’ assistenza sanitaria tra le migliori del mondo.
Come creare una nuova alleanza tra gli anziani e le nuove generazioni?
Tra nonni e nipoti c’è sempre stata intesa. I bambini non giudicano i vecchi, anzi si affidano a loro più sicuramente che agli adulti. Nelle coppie moderne la mancanza di nonni è motivo di rinuncia a procreare. Non sono supplenza, sono invece l’albero di trasmissione di storie, conoscenze, mestieri che hanno bisogno della voce tranquilla, del tempo lento per assorbire, dei sorrisi durante qualche gioco.
A proposito di diritti, la Costituzione americana aggiunge tra loro anche quello alla felicità. Oggi credo che sia, per un giovane come per un anziano, piuttosto un dovere.
Fonte: AgenSIR