di Simona Segoloni Ruta, Docente di ecclesiologia
L’identità degli sposi si inserisce nella rete nelle rete delle relazioni ecclesiali, che è un intreccio di diversità orientato verso la comune salvezza
Quando poniamo la questione della ministerialità degli sposi ci interroghiamo sul valore e sul significato per la Chiesa della decisione di due persone di costituirsi come un noi e aprirsi alla costituzione di una famiglia. Bisogna però distinguere la ministerialità che viene dal Battesimo e che può essere esercitata in qualunque contesto umano (lavoro, impegno sociale, relazioni), ma anche all’interno della comunità ecclesiale assumendo svariati compiti/responsabilità utili alla crescita e alla vita della Chiesa, da quella ministerialità fondata, oltre che sul Battesimo, su un altro sacramento, quello dell’Ordine e/o quello del Matrimonio, che non sono incompatibili fra di loro. Proviamo allora a puntualizzare le diverse ministerialità accennate, per cogliere poi lo specifico degli sposi, notando come una sola persona può vivere più ministeri, per arrivare poi a concludere come tutto ciò sia possibile solo dentro l’intreccio dei legami ecclesiali che segnano l’identità e il vissuto di ciascuno.
Diversità dei ministeri. Il Battesimo e la Cresima ci abilitano alla missione ecclesiale: il primo sottolinea l’uguaglianza (stessa dignità e l’unica exousia/autorità di Cristo offerta a tutti e tutte), la seconda la diversità, la varietà dei doni e delle esistenze cristiane possibili. Ogni credente comunque è protagonista di quella diakonia ecclesiale (annuncio e servizio all’umanità e al creato intero), quindi vive i ministeri che lo rivolgono all’esterno della chiesa stessa. Se pensiamo in particolare ai laici e alle laiche possiamo notare che i ministeri sono tutti quei compiti assunti per dare vita al mondo e testimoniare il Vangelo a chi non l’ha ancora accolto: lavoro, impegni civili e sociali, capacità relazionali, capacità artistiche. Poiché tutto questo ha la sua radice nel Battesimo ovviamente riguarda anche i ministri ordinati. A questi ministeri si aggiungono quelli svolti per far vivere il noi ecclesiale: ministeri della parola, dell’insegnamento, della liturgia, dell’animazione della carità, ecc.
Questi ministeri chiedono il riconoscimento ecclesiale – anche in assenza di una vera e propria istituzione – perché il soggetto assume una nuova relazione con il noi ecclesiale, proprio in forza del compito ricevuto. Ovviamente in tutti questi ministeri fondamentali sono le competenze necessarie per svolgerli in modo che promuovano la vita delle persone e non la loro mortificazione. In questa varietà di ministeri ecclesiali, il ministero ordinato (che ha varie forme, episcopato, presbiterato e diaconato, e che va colto nella sua dimensione collegiale) ha il compito di ancorare tutta la varietà dei ministeri e tutta la vita della Chiesa alla radice apostolica tramite la parola, il gesto eucaristico e il servizio: ciascuna di queste tre dimensioni (che potrebbe essere specificamente collegata al ministero dell’episcopo, del presbitero e del diacono) è fondamentale per mantenere la radice apostolica del vissuto ecclesiale.
Ministerialità degli sposi. Gli sposi, che hanno o possono avere già tutte le dimensioni indicate precedentemente della ministerialità ecclesiale, assumono un ulteriore forma ministeriale, perché essi costituiscono nella Chiesa un nuovo noi (la coppia e poi, eventualmente, la famiglia) che nella Chiesa è capace di mostrare in modo efficace quale comunione Dio realizza con ciascun essere umano e ha il compito precipuo di trasmettere la fede alle generazioni successive (e non solo). Questi compiti non escludono ovviamente altre ministerialtà dei singoli, che però vengono certamente segnate dal noi (coppia o famiglia) di cui la persona fa parte e, d’altro canto, la ministerialità di uno/a di fatto coinvolge anche quelli che sono legati a lui/lei, anche se non esercitano quello stesso ministero in prima persona.
Da quanto detto si comprende che una sola persona (e anche la coppia) può avere diverse dimensioni ministeriali. Tutto questo però accade dentro l’intreccio dei legami ecclesiali. L’identità di ciascuno, il dono unico e personalizzante dello Spirito (il carisma cioè) e la forma del servizio che la propria vita diventa (il ministero) sono tutte realtà condizionate radicalmente dalle relazioni ecclesiali, perché niente nella vita cristiana è dell’individuo, ma della persona e questa è costituita e vivificata dall’intreccio delle relazioni che la costituiscono. In questo intreccio di legami passa la salvezza, la vita di Dio, ed esso stesso costituisce la rete nella quale restano impigliati gli esseri umani che riescono a cogliere la bellezza e l’autenticità di questi legami che non solo ci legano gli uni agli altri, ma ci fanno offrire noi stessi perché gli altri vivano e ricevere in dono quello che gli altri sono per vivere noi stessi. È il mistero della Chiesa in cui le diversità servono solo l’unica vita di tutti e le vite preziose di ciascuno e ciascuna, mai sacrificabili, ma destinate a fiorire.
Fonte: Avvenire