di Laura Badaracchi

Il piacere e l’orgasmo sono due cose diverse. Come l’atto sessuale e la relazione di coppia. Viaggio nell’intimità coniugale con Cristina Righi e Giorgio Epicoco, sposati da 36 anni

«Da totalmente estranei a super parenti, gli unici che formeranno un corpo unito sessualmente, addirittura per sempre se l’amare diventerà quella decisione del cuore che non ammette condizioni, clausole, tempistiche. Il patto non si scinde, soprattutto quando è fatica. Vogliamo dialogare intimamente perché la sessualità è un discorso del corpo, della psiche e dello spirito, nulla è scindibile e nulla deve essere scisso». Affronta temi delicati ma cruciali il volume “Intimamente parlando. Per una sessualità… da Dio” (Tau editrice), firmato dalla 62enne Cristina Righi e dal 69enne Giorgio Epicoco, sposati da 36 anni, genitori di quattro figli (e di un altro in Cielo), punto di riferimento per la pastorale familiare dell’arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve, in cui svolgono il servizio di accompagnamento delle coppie, soprattutto di quelle in difficoltà. Colloqui e incontri in cui affrontano «sempre la problematica di vivere una buona sessualità, un perfetto accordo delle note e, per dirla al massimo della realizzazione, alla liturgia gioiosa e piena del piacere coniugale». Il volume ha proprio l’obiettivo di «testimoniare le ferite e le gioie che l’esercizio della sessualità ha generato nella nostra vita di coppia»; lei è laureata in Giurisprudenza e lui è un ginecologo.

La sessualità – puntualizzano – «è, nel matrimonio Sacramento, la parte centrale della comunione. Gli sposi, quando si uniscono e divengono “Una sola carne”, celebrano il Sacramento nell’altare del Talamo Nuziale. Ovviamente, la sessualità non è la sola componente di un matrimonio, ovvio, perché occorre che esista condivisione della vita, preghiera, dialogo, il saper essere responsabili, affrontare le prove, le novità, le malattie, i lutti, i figli che crescono, i cambiamenti degli anni che passano e tanto altro. Però, è pur vero che la costruzione di questa intimità che genera la coppia è peculiare al matrimonio voluto da Dio».

E precisano come la sessualità sia «opera di Dio: nell’accoppiamento umano si cerca, oltre al piacere (almeno si dovrebbe), anche la relazione e questo dal momento che il piacere, oltre che una sensazione corporea, è soprattutto psichica». Infatti, «oltre alla carica di sostanze (ormoni sessuali, endorfine, neurotrasmettitori ecc.) gioca un ruolo estremamente importante l’affinità, la conoscenza, il legame e altri fattori che non stimolano, almeno non direttamente, il nostro apparato endocrino e neuroendocrino ma il nostro inconscio, la nostra anima e sollecitano meccanismi che poco hanno a che fare con la scienza».

E sono proprio i meccanismi che non hanno a che fare con la scienza «quelli che assicurano la possibilità e la capacità di unione sessuale anche quando questa perde la capacità riproduttiva, anche quando questa sarebbe fisicamente molto difficile (talvolta impossibile), anche quando gli ormoni e la fisicità sono molto carenti, se non del tutto assenti. Una possibilità presente, perfino, quando non se ne ha per niente affatto voglia! Sono quelli che consentono di mantenere vivo più che mai il piacere anche se l’orgasmo non si verifica. Sono quelli che ti fanno comprendere che il piacere è altro dall’orgasmo, essendone quest’ultimo solo una delle tante, innumerevoli, possibili, espressioni».

Quindi una critica alla mentalità edonistica oggi imperante, per cui «abbiamo esaltato il libero sfogo delle pulsioni e non abbiamo privilegiato la passione anzi, spesso, l’abbiamo persa. L’estetica ha assunto sempre più preminenza, la vista e tutti gli altri sensi sono rimasti soddisfatti, ma abbiamo escluso l’emozione, che è il vero nutrimento del cuore e dell’anima. La differenza è che i sensi si saziano, mentre il cuore ha sempre fame. Si comprende quindi perché il piacere sessuale non dovrebbe essere ricercato per soddisfare un desiderio egoistico, in cui l’altro corpo è considerato solo come strumento asservito a una pulsione. Invece, dovrebbe essere gelosamente riservato a un’altra anima, quella con cui desideriamo fonderci in un’unica essenza, perché è lei che ci completa, è lei la nostra vera via verso l’eternità». Infatti gli sposi, «attraverso l’unione intima, possono sfiorare l’eternità, ma il dialogo e la spiritualità sono imprescindibili, anche nel sesso. Quando un uomo e una donna si incontrano, si conoscono e decidono di iniziare una storia, sono inizialmente due perfetti estranei, vengono da famiglie diverse, luoghi diversi, culture diverse. Eppure, queste due creature diventeranno i parenti più stretti, i più intimi, addirittura “una sola cosa”». E se «è perfetto e sublime cercare il piacere reciproco, voluto appunto da Dio», occorre farlo «sapendo di entrare in un luogo sacro – che è lo spazio dell’amplesso – rappresentato da due “terre sante”, che sono i coniugi», sottolineano i coniugi autori del volume, ribadendo che «la sessualità è un’invenzione del Creatore, il quale ha concepito il piacere come un’esperienza che cresce man mano che ci si avvicina sempre più intimamente all’altro. Questa partecipazione profonda e condivisa è destinata a culminare nella comunione con Dio, che rappresenta la vera mèta dell’amore coniugale. Il piacere, però, non è sinonimo di peccato e, anche se ogni coppia vive l’amore in modo peculiare, unico e personalizzato, è fondamentale mantenere sempre il massimo rispetto per l’altra persona».

Nella Postfazione, Roberto e Maria Anselma Corbella – sposati da quasi 45 anni e genitori della serva di Dio Chiara Corbella Petrillo, di cui è in corso la causa di beatificazione – testimoniano: «Nel nostro cammino sponsale abbiamo sperimentato grandemente il significato di “avere Dio dalla nostra parte” perché con la Sua Grazia abbiamo apprezzato la bellezza di questa unione attraversando anche momenti difficili e dolorosi».

Fonte: Avvenire