Sono passati 30 anni dalla nascita della Convenzione delle Nazioni unite sui diritti dell’infanzia (20 novembre 1989), storico documento in 54 articoli, più tre protocolli opzionali, che riconosce tutti i bambini e le bambine del mondo come portatori e portatrici di diritti civili, sociali, politici, culturali ed economici. È il documento internazionale più ratificato al mondo, perché riconosciuto da tutti i Paesi, tranne che dagli Stati Uniti; l’Italia l’ha ratificato nel 1991. In questi giorni si moltiplicano le iniziative per ricordare il valore – attualissimo – del documento, segnalando anche i gli infiniti problemi che permangono nel mondo circa la negazione dei diritti di bambini e adolescenti.

La “Strategia” del Consiglio d’Europa. Sebbene questo testo abbia spinto a un cambio di paradigma nel modo in cui guardare ai bambini, le violazioni dei diritti dei minori non sono affatto scomparse dalla faccia della terra e nemmeno dell’Europa, al contrario. Ad esempio la cosiddetta “Strategia Sofia”, cioè la Strategia del Consiglio d’Europa sui diritti dei bambini per gli anni 2016-2021 ha messo al centro dell’attenzione sette “emergenze” che minacciano i più piccoli che abitano sul nostro continente: 

  1. la minaccia della povertà e deprivazione, da cui conseguono disuguaglianza ed esclusione sociale, un circolo vizioso che intrappola un bambino su cinque in Europa;
  2. la violenza e in particolare quella sessuale su bambine e ragazze, oltre che il crescere della violenza virtuale (on line);
  3. una amministrazione della giustizia fatta a misura di adulti che spesso ignora i diritti dei piccoli;
  4. un’altra minaccia ai diritti dei bambini passa dalla dimensione familiare;
  5. razzismo, discorsi d’odio e radicalizzazione che irretiscono giovani in situazioni di particolare fragilità o marginalità;
  6. il contesto digitale, con tutte le questioni che pone, dalle violazioni della privacy allo sfruttamento sessuale, passando per il cyberbullismo;
  7. infine le problematiche legate alle migrazioni soprattutto negli aspetti che riguardano direttamente i minori in migrazione.

La Strategia segnalava la necessità di “un forte impegno politico associato all’allocazione di risorse sufficienti e un’ampia consapevolezza sociale dei diritti del bambino per garantire che i bambini siano visti e trattati come titolari di diritti completi”; ma definiva anche indicazioni puntuali per fare qualche passo avanti in Europa.

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