Sulla fluidità di genere parla Paolo Rigliano, psichiatra e psicoterapeuta, autore di vari studi su omosessualità e genere

La rappresentazione positiva della cosiddetta fluidità di genere è in realtà uno stereotipo, una costruzione quasi soltanto mediatica, che però può indurre ragazzi già in difficoltà per la fatica di far chiarezza nella propria identità, a non interrogarsi, a non approfondire le ragioni del proprio disagio. E questa eventualità è sicuramente negativa, perché ogni situazione di incertezza può innescare malessere e disturbi. Ne parliamo con Paolo Rigliano, psichiatra e psicoterapeuta sistemico-relazionale, autore di vari studi su omosessualità e genere.

Davvero può essere così indifferente e motivo di serenità vivere in modo alternato omosessuali o eterosessualità?
La bisessualità è un pianeta ancora tutto da indagare. Nulla vieta di pensare che dimensione eterosessuale e omosessuale possano coesistere, ma è molto difficile possano risultare della stessa portata. Nel senso che la persona può essere sollecitata da strutture diverse nel corso della vita, ma è difficile pensare che tutte abbiano la stessa valenza per il soggetto e siano perfettamente sovrapponibili. Ogni struttura ha qualità che sono diverse. E diverse sono le implicazioni. Ora, all’interno di questo tentativo di far chiarezza c’è la possibilità che una persona avverta sensazioni di disagio e di malessere e abbia bisogno di aiuto.

Leggi tutta l’intervista di Luciano Moia su Avvenire