In vitro fertilisation, IVF macro concept, shallow dof.

81 donne ingaggiate con 1.400 dollari da un laboratorio per concepire embrioni “in vivo” da prelevare per comparare con quelli “in vitro”. I dubbi etici.

«I ricercatori pagano donne messicane per restare incinte e abortire»: un titolo a effetto che rispecchia lo sgomento del polemista americano Wesley J. Smith, autore di un commento pubblicato il 16 gennaio sul sito conservatore National Review, per uno sbalorditivo esperimento medicoscientifico.

I fatti: 81 donne (età media 26 anni) sono state ingaggiate tra agosto 2017 e giugno 2018 dal Punta Mita Hospital, in Messico. Le ‘volontarie’ sono state sottoposte a 134 cicli di stimolazione ormonale in modo da produrre più ovuli, poi a inseminazione intrauterina con seme anonimo. Infine, trascorso il breve tempo necessario per la formazione degli embrioni, questi ultimi sono stati prelevati con un dispositivo per il lavaggio uterino brevettato dalla Previvo Genetics, l’azienda americana che ha partecipato allo studio.

I 93 embrioni così ottenuti sono stati sottoposti a indagini genetiche per confrontare le loro ‘prestazioni’ con altri embrioni ottenuti in vitro, poi sono stati congelati per future gravidanze o impiantati nell’utero di altre donne. In 9 casi gli embrioni però hanno ‘resistito’ al lavaggio uterino, le donne-cavia hanno proseguito la gravidanza e si è dovuto procedere ad aborto. Le donne hanno ricevuto 1.400 dollari, pari alla paga di due mesi e mezzo di lavoro in Messico.

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