Si è appena concluso il lavoro di raccolta dati sulla povertà familiare e relazionale, prima parte di un progetto di ricerca triennale (2019-2021) su famiglia e povertà promosso dal Family International Monitor, grazie alla collaborazione di una rete internazionale di università e centri di ricerca. I primi risultati dell’indagine sono stati presentati in anteprima in diretta streaming il 23 giugno 2020.

Le informazioni raccolte in questa prima fase dell’indagine riguardano l’aspetto relazionale della povertà e le sue implicazioni all’interno della realtà familiare, all’interno di un modello interpretativo che considera la povertà come un fenomeno multidimensionale, non esauribile in un unico aspetto. In questa realtà composita, la dimensione relazionale è fondamentale per comprendere come una famiglia fragile possa rispondere alle sfide dell’economia globalizzata e al tipo di interventi che i governi sono in grado di attuare.

Durante l’evento sono intervenuti Monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Family International Monitor; José Luis Mendoza Pérez, Vicepresidente Esecutivo del Family International Monitor; Monsignor Pierangelo Sequeri, Vicepresidente Accademico del Family International Monitor; Francesco Belletti, Direttore Scientifico del Family International Monitor.

Clicca qui per leggere la sintesi del report nell’articolo di Luciano Moia pubblicato da Avvenire
Versione originale del report in lingua inglese

Il progetto

Il Family International Monitor è un progetto di ricerca internazionale nato nel dicembre 2018 su ispirazione di papa Francesco e per iniziativa del Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II, dell’Università Cattolica di Murcia (Spagna), e del Centro Internazionale Studi Famiglia (Cisf) di Milano e si propone di analizzare e raccontare le concrete condizioni di vita delle famiglie nel mondo.

Il primo triennio di attività (2019-2021) è stato dedicato al tema “famiglia e povertà”, anche in considerazione di alcuni degli Obiettivi ONU 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. Il cuore dell’indagine sono report nazionali realizzati da centri universitari e di ricerca attivi in dieci Paesi del mondo: Benin, Brasile, Cile, India, Italia, Kenya, Libano, Messico, Spagna e Sud Africa.

Il rapporto mette al centro la famiglia come soggetto attivo, protagonista delle proprie scelte e considera la povertà come fenomeno multidimensionale, di cui misurare non solo la mancanza di risorse economiche, ma anche i rischi e vulnerabilità educative, relazionali, di isolamento e marginalità.

L’indagine valorizza inoltre dati e informazioni di natura diversa, privilegiando il contesto micro-sociale: sono rilevanti quindi non solo i tradizionali indicatori macro-economici, ma anche dati qualitativi, buone pratiche di empowerment e storie di vita delle famiglie stesse.