Un viaggio senza precedenti sulla rotta del traffico internazionale di vite umane allo stadio embrionale, partendo da un incontro casuale in aereo, per scoprire il lato oscuro di un business fiorente

Questa inchiesta sul traffico di embrioni crioconservati, realizzata dalla giornalista francese Louise Audibert, è stata pubblicata inizialmente su ‘La Croix Hebdo’. Il reportage, compiuto in diversi Paesi, racconta per la prima volta un aspetto emergente e inquietante della maternità surrogata. Prodotti in laboratori di Paesi asiatici, gli embrioni vengono acquistati da coppie che hanno deciso di ricorrere all’utero in affitto per avere un figlio oppure ‘restituiti’ alle coppie straniere ‘proprietarie’, e a quel punto sono consegnati a corrieri che li portano nelle cliniche dei Paesi, europei o extraeuropei, in cui ciò è consentito dalla legge, dove vengono impiantati negli uteri di altre pagate per la gravidanza. Una volta venuti al mondo, i neonati sono affidati alla coppia che ha ordinato e pagato per il ‘servizio completo’. Un mercato fiorente per un business globale nel quale è facile aggirare le norme in vigore nei vari Paesi. Per completare questa inchiesta, Louise Audibert ha ottenuto una borsa della Fondazione Jean-Luc Lagardère che sostiene progetti culturali e di comunicazione realizzati da giovani professionisti.

In un periodo in cui la maternità surrogata (detta anche Gpa, ovvero ‘gravidanza per altri’) si sviluppa in tutto il mondo a prezzi sempre più competitivi, alcuni riescono a distinguersi dalla concorrenza facendo viaggiare una merce preziosa: parliamo dei corrieri di embrioni crioconservati. Abituato a percorrere lunghe tratte, un giovane basso e dai capelli castani si toglie la camicia per indossare una maglietta a maniche corte. Con un’aria stanca, il giovane si sistema per cominciare la nottata. E noi cominciamo la conversazione. Dall’alto dei suoi vent’anni circa, il ragazzo, che noi chiameremo Jake, inizia a sproloquiare. Ma va bene così, visto che il tempo non ci manca. Con in mano un bicchiere di whiskey e coca, spiega il motivo della sua presenza a bordo del volo Air India AI142. «Lavoro per una società londinese che mi manda a recuperare embrioni crioconservati un po’ ovunque nel mondo, e poi li trasporto verso altri Paesi». A qualche centinaio di metri di altezza, in tutta semplicità, Jake mi annuncia che si appresta a trasportare futuri esseri umani, che hanno da 0 ad appena pochi giorni, in un volgare zaino in cabina. Ma questo fatto non sembra disturbarlo più di tanto…

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