Il Messaggio del Consiglio permanente della Cei per la 43ª Giornata nazionale per la vita che si celebrerà il 7 febbraio 2021, di Luciano Moia
«Qual il senso della libertà? Qual è il suo significato sociale, politico e religioso? Si è liberi in partenza o lo si diventa con scelte che costruiscono legami liberi e responsabili tra persone? Con la libertà che Dio ci ha donato, quale società vogliamo costruire?» Sono le domande da cui muove il messaggio del Consiglio permanente della Cei per la 43esima Giornata per la vita che, come tradizione verrà celebrata in tutte le comunità domenica 7 febbraio.
Domenica 31 gennaio, con Avvenire, uscirà il numero di “Noi famiglia & vita” dedicato ai temi della “Giornata”, cioè al rapporto complesso ma decisivo tra libertà e verità. Da qui l’obiettivo del messaggio che «intende sensibilizzare tutti al valore dell’autentica libertà, nella prospettiva di un suo esercizio a servizio della vita: la libertà – scrivono i vescovi – non è il fine, ma lo “strumento” per raggiungere il bene proprio e degli altri, un bene strettamente interconnesso».
Partendo dalla libertà limitata sperimentata nei giorni del lockdown, i vescovi si interrogano sui rischi di una libertà che non solo si può perdere ma che si può anche usare male, cedendo a una cultura «pervasa di diritti individuali assolutizzati» e che quindi «rende ciechi e deforma la percezione della realtà, genera egoismi e derive abortive ed eutanasiche, interventi indiscriminati sul corpo umano, sui rapporti sociali e sull’ambiente». Affinché il binomio “vita e libertà” costituisca un’alleanza feconda e apre il cuore umano alla felicità, occorre quindi introdurre altri due concetti, responsabilità e verità. Urgente però ridefinire il signoficato aitentico di queste parole, inquadrandolo nella prospettiva della persona da intendere come “fine ultimo” capace di rigenerare l’orizzonte globale della società e della Chiesa.
IL TESTO INTEGRALE
Fonte: Avvenire