Non “possiedono le chiavi”, non sono le “padrone” dell’oratorio o della chiesa. Però le trovi lì: nelle canoniche ci vivono, come famiglie normali, ma con le porte delle loro abitazioni ben aperte. Sono le “famiglie missionarie a chilometro zero”. Coppie e nuclei con figli che hanno scelto di spendere la loro vocazione al matrimonio e alla genitorialità all’interno di una vocazione più ampia, di comunità e di Chiesa. Famiglie normali quanto a impegni di lavoro, educazione dei figli e vita quotidiana, che però abitano in una casa canonica o in un oratorio e si mettono a disposizione di una parrocchia e della sua gente.
Come? A volte nei ruoli tradizionali di catechista o animatore, altre coadiuvando i sacerdoti e facendo con loro fraternità, altre ancora accogliendo persone bisognose. Ma soprattutto “essendoci”, abitando appunto la Chiesa per renderla accogliente, attraente, un luogo “familiare”. Per molte di queste famiglie – una trentina solo nella Diocesi di Milano, decine di altre un po’ in tutta Italia – la scelta di andare a vivere in una canonica è stata certo la risposta a una chiamata ma, soprattutto, una modalità di realizzazione del loro ideale di famiglia.

«Quando ci preparavamo al matrimonio avevamo un desiderio: vivere non in un appartamento solo per noi, ma in una casa che fosse comunque aperta all’accoglienza», raccontano Giulia De Filippis, 26 anni, e il marito Francesco Reggiani, 30, con una bimba di 2 anni. Cresciuto in oratorio lui, imprinting familiare per lei, riminese, i cui genitori vivono in una casa-famiglia dell’Associazione Giovanni XXIII. «Così quando ci siamo sposati nel maggio 2018, abbiamo accettato subito con entusiasmo la proposta del parroco di Novate (Milano) di andare ad abitare nella canonica prima e nell’oratorio poi». Dove sono una presenza fissa e di riferimento come educatori dei giovani e catechisti. «Ma non siamo indispensabili – si schermiscono Giulia, educatrice di comunità e Francesco, consulente informatico –. Ci sono tanti altri che hanno ruoli fondamentali in parrocchia. Noi cerchiamo soprattutto di coltivare legami di amicizia. E l’abitare in oratorio ci permette di vivere in comunione con i preti, i seminaristi e le religiose, uno scambio di vocazioni arricchente».

Per le “famiglie missionarie a chilometro zero”, che ricevono dai vicari episcopali una lettera d’invio (per 5 anni, rinnovabili), l’unica facilitazione è il comodato d’uso gratuito della casa. Non sono previsti compensi per il servizio alla Chiesa e quindi tutti i nuclei vivono del loro lavoro

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