di Miguel Angel Garcia Morcuende (Consigliere generale dei salesiani per la pastorale giovanile) e Antonella Sinagoga (Psicoterapeuta)

La proposta dei salesiani. Gli autori del nuovo sussidio spiegano i criteri innovativi che stanno alla base del testo da cui sono stati tratti gli “Itinerari” in uscita nei prossimi giorni

Il nuovo sussidio messo a punto dai salesiani, Una pastorale giovanile che educa all’amore è stato redatto in un percorso di discernimento durato due anni e porta l’impronta dei diversi contesti culturali della Congregazione. Non trattandosi di un te sto accademico, è un punto di partenza e non di arrivo. Mira ad essere uno strumento che vuole sistematizzare concetti e atteggiamenti legati all’educazione affettiva e sessuale, a partire dall’«apprendistato della vita» che ci porta ad affrontare quotidianamente sfide e problemi.

Il viaggio nella sfera affettiva e sessuale inizia attraverso una lettura della situazione attuale in cui il sesso è principalmente oggettivato, espresso ed esibito in modi che lo commercializzano, ostacolando lo sviluppo di relazioni autentiche. Ma quello che si osserva è che nelle pieghe profonde della carne c’è una solitudine emotiva, che è la mancanza di relazioni significative, e una solitudine sociale, cioè la mancanza di relazioni affiliative, che genera la sensazione di non essere accettati dagli altri, quando, in fondo, ciò che conta di più nell’esistenza è l’affetto e il riconoscimento.

L’educazione alle relazioni è necessaria per restituire il valore dell’innamoramento, del romanticismo, della seduzione, dei riti di passaggio, della bellezza dei sentimenti espressi attraverso parole e gesti. Come educatori e come cristiani, non possiamo ignorare che l’affettività e la sessualità costituiscono uno dei nuclei strutturanti ed essenziali della personalità, una realtà luminosa dell’essere umano. Essa non si riduce a pochi momenti e comportamenti, ma, al contrario, costituisce la modalità globale di espressione della persona nel quadro delle sue relazioni con gli altri e con il mondo. Di conseguenza, vogliamo consegnare ai giovani una visione positiva dell’affettività e della sessualità, ma allo stesso tempo capire come questi due aspetti vengono vissuti nel mondo giovanile.

Attraverso il Sistema preventivo di don Bosco, possiamo aiutare tutti i giovani a sviluppare le loro risorse interiori e le competenze che li aiuteranno a vivere serenamente questa importante dimensione umana partendo da un atteggiamento fondamentale del sistema educativo salesiano che si riassume nel significato dell’«amorevolezza». Dobbiamo cominciare a formare il cuore per educare all’amore. Riteniamo quindi fondamentale intraprendere la via dell’ascolto. Prima di accompagnare, dare opinioni e consigli, è necessario ascoltare ed entrare nel loro universo, un «mondo» e una concezione diversa dalla nostra nella quale dobbiamo situarci.

Per tali ragioni vengono presentate alcune premesse concettuali essenziali per la costruzione di un quadro teorico che permetta di inquadrare e trattare il tema affettivo e sessuale nel modo più completo possibile. Tale cornice può aiutare a trasformare un approccio teorico in un’intenzionalità educativa e pastorale. Conoscenze obsolete possono impedire all’educatore di affrontare questi temi in modo sufficientemente equilibrato.

Questa attenzione è essenziale per sviluppare un atteggiamento di accettazione di tutte le fragilità, non negandole, ma riconoscendole, abbracciandole e trasformandole. Per noi che ci occupiamo dei giovani o, meglio, di tutti i giovani, vengono quindi descritti i nuovi ambiti di missione e «porti» di accoglienza: i diversi orientamenti e identità sessuali.

La comunità cristiana dovrebbe essere un luogo in cui tutte le persone sono protette, rispettate e accolte. Approfondendo il grande esempio di Gesù, si riconosce come, in alcuni episodi evangelici, egli abbia creato luoghi concreti di accoglienza, con un’enfasi sulla compassione e sull’accettazione; una sessualità non assolutizzata, una preoccupazione per le relazioni adulte; il rispetto per le donne, i bambini, la famiglia e i celibi all’interno della comunità. La comunità cristiana dovrebbe essere un luogo in cui i legami sono protetti e le persone sono rispettate. Per tale ragione l’educatore che accompagna deve necessariamente porsi nella prospettiva di intraprendere un percorso personale: non possiamo testimoniare ai giovani ciò che non possediamo; non possiamo consegnare ciò che non ci appartiene.

Questo cammino è reso possibile anche grazie a un’analisi e a una riflessione approfondita sulla realtà quotidiana e sull’esperienza personale. Per diventare adulti di riferimento sotto il profilo della fiducia è necessario sviluppare alcune competenze come il saper ascoltare per poter educare, unito a un atteggiamento di rispetto e di totale accettazione del giovane; un silenzio interiore che assume la forma combinata di pazienza e attesa.

Il cuore del documento sono i dieci criteri educativi, in chiave salesiana, collegati alle riflessioni precedenti: 

1) Accompagnare la costruzione dell’identità;
2) Accompagnare la coscienza e le decisioni;
3) Educarsi alla padronanza di sé;
4) Educare agli affetti: le virtù del cuore;
5) Educare alla vita di comunità;
6) Educare alla consapevolezza del limite;
7) Educare alla consapevolezza del potere digitale;
8) Accompagnare l’unicità, non vedendola come motivo di esclusione;
9) Un’etica di base delle relazioni affettive;
10) Curare due aree di impatto educativo: famiglia e pari.

Per fornire uno strumento a tutti gli educatori, insegnanti e responsabili di gruppi giovanili, abbiamo poi realizzato degli Itinerari educativi che usciranno tra pochi giorni. Approfondiscono i criteri educativi proposti. Gli obiettivi sono quelli di aumentare la capacità di vivere in modo consapevole e rispettoso di sé e degli altri le proprie emozioni e relazioni; favorire l’espressione dell’affettività nelle relazioni interpersonali; avere informazioni corrette sui temi della sessualità; migliorare le competenze relazionali ed emotive (life skills); avere maggior consapevolezza della propria identità e dimensione personale e di genere; prevenire discriminazioni, pregiudizi e violenze che riguardano il genere, l’orientamento sessuale, i riferimenti socioculturali di ciascuno.

Fonte: Avvenire

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