Le disposizioni in tema di politiche per la famiglia contenute nella Legge di Bilancio 2020 segnano un piccolo miglioramento rispetto al passato per l’aumento dei fondi complessivamente destinati alle famiglie, da 500 a 600 milioni, per l’introduzione di un assegno universale di natalità – variabile tra 80 e 160 euro al mese – e per la previsione di passare nel 2021 a un assegno unico che ricomprenda e sostituisca le misure precedenti – carta bimbi, bonus asilo, bonus mamma domani, bonus latte artificiale, ecc. –, tutte sottoposte alla verifica del livello di reddito. Si sta andando quindi verso un regime più equo e dal carattere universale, ma viene spontaneo osservare, come hanno fatto anche il Forum delle Associazioni familiari e il Cisf, che in Italia siamo ancora lontani da un livello adeguato di supporto alla famiglia.
Come è stato osservato, all’inizio di questo mese di dicembre, nel corso della presentazione a Palazzo Altieri a Roma, con la partecipazione della ministra Elena Bonetti, della ricerca Iref-Acli sulla famiglia (‘Avvenire’ ne ha dato ampio conto il 4 dicembre scorso), si sente sempre più forte l’esigenza di valorizzare il soggetto-famiglia nelle politiche pubbliche sociali e sanitarie. Un soggetto che costituisce da sempre l’entità di base della comunità di vita, e che con l’avvento dei moderni Stati sociali è diventato di fatto il principale supporto per il benessere degli individui, e in particolare per i soggetti fragili e in difficoltà da un punto di vista sia economico sia sociale.