di Alessandro Di Bussolo, Vatican News

Nel discorso per l’inizio dell’anno giudiziario del Tribunale, Francesco chiede ai magistrati rotali di valutare con attenzione gli effetti potenzialmente “disastrosi” delle decisioni che investono il bene dei figli coinvolti dalla separazione dei genitori. Ai vescovi l’invito alla prossimità pastorale verso il “coniuge abbandonato” e la sua prole

La dichiarazione di nullità matrimoniale non è un freddo atto di sola “decisione giuridica”, perché tocca la vita di una comunità di persone, coniugi e figli, che si identifica con il “bene della famiglia”, anche quanto questa si è sgretolata. Come giudici del Tribunale della Rota Romana non potete quindi “restare inerti davanti agli effetti disastrosi che una decisione” sulla verità di un matrimonio può comportare, sul “bene dei figli, la loro pace o, al contrario, la perdita della gioia davanti alla separazione”.

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Unioni non illuminate dalla fede

Collegandosi al discorso tenuto nella stessa occasione lo scorso anno, il Papa sottolinea in apertura i temi che toccano “buona parte delle decisioni rotali nei tempi recenti”, “una carenza di fede, che non illumina come dovrebbe l’unione coniugale”, come aveva già denunciato per ben tre volte anche Benedetto XVI, ma anche “gli aspetti fondamentali di questa unione che, oltre al connubio tra l’uomo e la donna, comprendono la nascita e il dono dei figli e la loro crescita”.

Il bene dei figli non si estingue con la nullità 

Il magistero dei Papi e la giurisprudenza della Rota Romana, spiega Francesco, hanno chiarito che il bonum familiae, il bene della famiglia, “va ben al di là del riferimento ai capi di nullità”. Il bene dei figli, “frutto benedetto del patto coniugale”, chiarisce, “non può estinguersi in toto con la dichiarazione di nullità”, in quanto l’esser famiglia “è frutto del progetto divino, almeno per la prole generata”.

Che ne sarà del coniuge che non accetta la nullità?

L’importante questione da considerare, per il Pontefice, è allora: “Che ne sarà dei figli e della parte che non accetta la dichiarazione di nullità?”. Tenuto conto che “la famiglia è la base della società e continua ad essere la struttura più adeguata per assicurare alle persone il bene integrale necessario per il loro sviluppo permanente”, bisogna domandarsi come questo bene integrale delle persone può avverarsi “nelle molteplici situazioni in cui vengono a trovarsi i figli”.

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La famiglia: un bene da tutelare anche se sgretolata

Serve quindi “senso pastorale”, per Francesco, anche “nella delicata decisione sulla nullità o meno dell’unione coniugale”, perché “le sentenze del giudice ecclesiastico non possono prescindere dalla memoria, fatta di luci e di ombre, che hanno segnato una vita, non solo dei due coniugi ma anche dei figli. Coniugi e figli costituiscono una comunità di persone, che si identifica sempre e certamente col bene della famiglia, anche quando essa si è sgretolata”

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