di Amedeo Lomonaco

Ai partecipanti al Corso di formazione giuridico-pastorale della Rota Romana, Francesco ricorda che non “il nucleo del diritto canonico riguarda i beni della comunione, anzitutto la Parola di Dio e i Sacramenti”. La missione degli esperti, spiega Francesco, non è “un uso positivistico dei canoni per cercare soluzioni di comodo ai problemi giuridici”

In che senso un corso di diritto è collegato con l’evangelizzazione? È questa la domanda con cui si apre il discorso rivolto da Papa Francesco ai partecipanti al corso della Rota Romana per operatori del diritto canonico e della pastorale familiare. Il Pontefice sottolinea che in realtà non si deve pensare al diritto canonico e alla missione di diffondere la Buona Notizia di Cristo come a due realtà separate. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)

Si potrebbe dire schematicamente: né diritto senza evangelizzazione, né evangelizzazione senza diritto. Infatti, il nucleo del diritto canonico riguarda i beni della comunione, anzitutto la Parola di Dio e i Sacramenti. Ogni persona e ogni comunità ha diritto – ha diritto – all’incontro con Cristo, e tutte le norme e gli atti giuridici tendono a favorire l’autenticità e la fecondità di questo diritto, cioè di tale incontro. Perciò la legge suprema è la salvezza delle anime, come afferma l’ultimo canone del Codice di Diritto Canonico (cfr can. 1752). Pertanto il diritto ecclesiale appare intimamente legato alla vita della Chiesa, come un suo aspetto necessario, quello della giustizia nel conservare e trasmettere i beni salvifici. In questo senso evangelizzare è l’impegno giuridico primordiale, sia dei Pastori sia di tutti i fedeli.

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Pastorale familiare e tribunali ecclesiastici

Francesco si rivolge poi agli operatori della pastorale familiare. E ricorda che negli anni è cresciuta la consapevolezza dell’interazione tra pastorale familiare e tribunali ecclesiastici:

Da una parte, un’integrale pastorale della famiglia non può ignorare le questioni giuridiche concernenti il matrimonio. Basti pensare, per esempio, al compito di prevenire le nullità di matrimonio durante la fase previa alla celebrazione, e anche accompagnare le coppie in situazioni di crisi, compreso l’orientamento verso i tribunali della Chiesa quando sia plausibile l’esistenza di un capo di nullità, oppure il consigliare di iniziare la procedura per la dispensa per inconsumazione. Dall’altra parte, gli operatori dei tribunali non possono mai dimenticare che stanno trattando questioni che hanno una forte rilevanza pastorale, per cui le esigenze di verità, accessibilità e prudente celerità devono sempre guidare il loro lavoro; e non va trascurato, altresì, il dovere di fare il possibile per la riconciliazione tra le parti o la convalidazione della loro unione.

Papa Francesco ricorda infine le parole di San Giovanni Paolo II nel discorso del 18 gennaio del 1990 alla Rota Romana: “la vera giustizia nella Chiesa, animata dalla carità e temperata dall’equità, merita sempre l’attributo qualificativo di pastorale”. E affida alla Madonna, “Specchio di giustizia”, il lavoro quotidiano degli operatori del diritto canonico e della pastorale familiare.

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