Nel Dizionario della Dottrina sociale della Chiesa, Rosa Rosnati* si sofferma sull’importanza di una concertazione tra la coppia e la società che si prende cura di un bimbo adottato
L’adozione è una pratica molto antica di “fare famiglia” che ricorre più volte anche nell’Antico Testamento: da Mosè, a Ester, a Efraim e Manasse. Queste vicende adottive contengono una valenza generativa che non riguarda solo i diretti interessati, bensì contribuiscono fattivamente alla realizzazione del progetto di Dio per l’uomo. Raccomandata in alcuni documenti del Magistero della Chiesa (ad es. Familiaris consortio), può essere considerata una forma peculiare di generatività familiare e sociale che travalica i confini del proprio gruppo familiare per accogliere un figlio altrui e costruire una comune appartenenza familiare. Anche Papa Francesco nell’Amoris Laetitia caldeggia fortemente la scelta adottiva – non solo nei casi di assenza di figli – come apertura alla vita e spinta propriamente generativa.
L’adozione racchiude in sé un valore “profetico”, capace di illuminare la natura più profonda in generale della genitorialità. Infatti, a fronte di un contesto culturale attuale in cui il figlio è scelto e cercato dai genitori (a volte anche pervicacemente) come figlio “per sé”, come prolungamento dei propri desideri, come oggetto su cui riversare le proprie aspettative, i genitori nell’adozione sono chiamati fin da principio ad accogliere un figlio come “altro da sé”, portatore di una differenza data, visibile nei tratti somatici e spesso anche nella differenza etnica, di lingua e di cultura che rimanda ad un “altrove”. Inoltre, la dimensione sociale è connaturata alla adozione: il sociale, infatti, non può non far riconcorso alla risorsa famiglia per rispondere al dramma dell’infanzia in stato di abbandono. L’adozione costituisce un’occasione favorevole alla crescita per quei bambini che sono privi di un contesto familiare adeguato, consentendo, come riscontrato in numerosissime ricerche, un ampio recupero psicofisico e cognitivo, benché mai completo.
Da qui scaturisce anche la responsabilità del sociale nel sostenere le famiglie adottive, promuovendo interventi preventivi – come, ad esempio, i percorsi di enrichment familiare – al fine di promuovere le risorse necessarie. Tutti i professionisti coinvolti nelle varie fasi dell’accompagnamento delle famiglie adottive, così come insegnanti, catechisti e operatori di pastorale familiare necessitano di una preparazione scientificamente fondata su queste tematiche affinché la scelta adottiva possa essere considerata ancora oggi una strada percorribile per realizzare il progetto di “fare famiglia”.
* Rosa Rosnati, professore ordinario di Psicologia sociale presso la Facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore
Fonte: Vatican News