di Massimo Calvi

Per il 70% degli italiani la spesa per mantenere i figli è una ragione per non averne. L’indagine promossa da Plasmon, che lancia il progetto «Adamo 2050»

«Aiuti». Gli italiani per fare più figli chiedono «aiuti». È questa la parola che ricorre più spesso se si domanda alle persone di associare un termine alle misure per rilanciare la natalità. Nello specifico, le ragioni principali della scelta di non avere figli nel nostro Paese sono sostanzialmente due: il costo del mantenimento della prole, elemento decisivo per più di due italiani su tre (69%), e la difficoltà a conciliare la cura della famiglia con il lavoro (53%).

Sono amare conferme le indicazioni emerse da un’indagine a campione di Community&Research, condotta da Daniele Marini, sociologo dell’Università di Padova, presentata nel corso di un evento organizzato da Plasmon per lanciare insieme alla Fondazione per la Natalità il progetto «Adamo 2050», una piattaforma digitale di incontro tra istituzioni e soggetti privati per promuovere soluzioni a favore della genitorialità.

[…]

I termini dell’emergenza natalità sono drammatici. Nel 2022 sono nati circa 400mila bambini, il 25% in meno rispetto a dieci anni fa, e se il trend calante proseguisse senza modifiche, nel 2050 non solo ci troveremmo con un lavoratore attivo per ogni pensionato, «un rapporto insostenibile» come ha sottolineato il demografo ella Cattolica Alessandro Rosina. Non solo: paradossalmente, nel 2050 potrebbero non nascere più bambini. Un futuro distopico rappresentato in modo sconvolgente da un cortometraggio realizzato da Dude per Plasmon nel quale si descrive la triste e desolata giornata di Adamo, l’ultimo bambino nato in Italia.

Leggi tutto l’articolo di Massimo Calvi su Avvenire